Borrell, Ursula von der Leyen, Draghi. I maestri della diplomazia, delle trattative internazionali. Dunque, il trio meraviglia dichiara ai 4 venti che Putin deve perdere la guerra e che ciascuno dei tre – a livello europeo i primi due, a livello italiano il terzo – si impegnerà affinché la Russia venga sconfitta. Poi, però, Draghi si accoda a Macron e Scholz per telefonare al Cremlino chiedendo a Putin di lasciare che l’Ucraina esporti il suo grano via mare. E non soltanto il grano, ovviamente. Mais, olio, acciaio, fertilizzanti.
Un curioso atteggiamento, quello di Draghi. Secondo lui la Russia dovrebbe accettare, e di buon grado, le sanzioni atlantiste e non dovrebbe reagire. Dovrebbe accettare, senza reagire, le armi che gli atlantisti inviano a Kiev. Dovrebbe accettare che i democratici governi atlantisti rubino i fondi russi all’estero e le proprietà degli oligarchi, ma non dovrebbe replicare sequestrando i beni atlantisti in Russia o bloccando le esportazioni ucraine.
Ovviamente ciascuno può sperare ciò che preferisce. Ma diventa difficile essere credibili quando, per il più squallido servilismo nei confronti di Washington, si mistifica la realtà in questo modo. Ci si è messo anche il solito Ranucci a raccontare che l’Ucraina “è il granaio del mondo” quando, in realtà, è l’ottavo produttore. Ed i fans atlantisti sottolineano, correttamente, che i maggiori produttori sono scarsi esportatori. Però Kiev non è neppure al primo posto per export di grano, è neppure al secondo. È quarta.
Allora gli atlantisti sostengono che il grano non può viaggiare via terra perché i treni hanno uno scartamento diverso rispetto a quello dei Paesi europei. Le armi inviate dagli atlantisti, però, arrivano senza difficoltà. E, in ogni caso, la quota di grano che dovrebbe comunque essere inviata via mare – qualora gli ucraini togliessero le mine davanti ai porti – sarebbe intorno al 2% della produzione mondiale. In pratica è come se gli italiani, per sopperire alla mancanza di grano ucraino, rinunciassero alla pasta e al pane per una settimana, mettendo in tavola gnocchi e polenta, per spedire in Africa il grano risparmiato. Ma bisogna pur giustificare l’incapacità di Lamorgese nel frenare l’immigrazione senza controllo dall’Africa e dall’Asia.
Nel frattempo si continua a morire in Ucraina. Con Zelensky che processa i prigionieri russi ma pretende che i russi rilascino immediatamente i prigionieri ucraini. Ed i media italiani non trovano nulla di strano in questi atteggiamenti e continuano a raccontare mirabolanti controffensive di Kiev mentre i russi stanno per completare l’occupazione del Donbass.