Voci… più che altro un brusio. Indistinto. Vengono da fuori. Ma anche dal salotto. Ed è notte fonda. Tutti dormono.
Tuttavia non mi preoccupo. E non mi alzo per andare a guardare che cosa mai stia succedendo. Come farei in una notte qualsiasi. In una notte normale. Posto che esistano davvero notti “normali”. Losey, ne “Il ragazzo dai capelli verdi”, per altro un gran bel film, mette in bocca al personaggio del nonno suppergiù la frase “nella notte le cose sono uguali a come sono di giorno”….una solenne cretineria. Intanto perché le cose non sono di per se stesse, o per lo meno non le possiamo conoscere per come sono. Ma solo come le percepiamo. E quindi nella notte le percepiamo in modo diverso. Kant e Schopenhauer, con un pizzico di Leopardi, che non guasta mai…
E poi perché la Notte è magia. È il regno della Luna. E delle Stelle. E nella loro luce, tremula, si muovono esseri, entità che di giorno restano celate.
Vedere l’Amleto…

Questa, poi, è una notte particolare. L’inizio della prima Luna crescente dopo il Novilunio di Gennaio. Buia. E poi è la Notte di Sant’Antonio. Di Sant’Antonio il Grande, il fondatore del monachesimo orientale, quello delle Tentazioni nel Deserto della Tebaide. Sant’Antonio del Fuoco. Che sfidò il Diavolo in forma di bellissima e sensuale fanciulla. E arse. E fu nelle fiamme. Ma vinse…
Ma anche Sant’Antonio, o San Bòvo come si dice dalle mie parti, del porzèl. Perché, spesso, rappresentato con i braccio un maialino. Simbolo ctonio. Infero.. Chè nella tradizione dei popoli del Nord, celti e germani, il maiale è preziosissimo dono del Dio degli Inferi agli uomini. Come narrato nel, bellissimo, “ramo” dei Mabinogion gallesi, incentrato sulle imprese dell’eroe Pwyll nel regno d’oltretomba.
E Sant’Antonio sarebbe sceso all’inferno per strappare a Satana un’anima. Aiutato, proprio, da un vivace porcellino.
Vecchia leggenda popolare. Che, almeno in parte, spiega il particolare rapporto dell’Anacoreta del deserto con gli animali domestici. Un tempo li si portava, addobbati di verdi corone, sui sagrati delle chiese. E si procedeva alla benedizione delle stalle. Un tempo… Quando la Chiesa ancora era, in certo qual modo, cosciente di retaggi arcani. Ed aveva ereditato, con sapiente sincretismo, antiche tradizioni magiche, riti sciamanici e druidici… Perché credeva nella complessità dell’universo. E nella presenza dello spirituale. Era una Chiesa non ancora imprigionata nelle gabbie di una ragione tutta terrena. E che usava l’acqua santa lustrale. Non l’amuchina disinfettante…
Comunque, questa è la Notte di Sant’Antonio. E in questa notte gli animali domestici… parlano. Ma non è bene ascoltarli. La saggezza contadina consigliava di mettere abbondante cibo nelle mangiatoie. E poi di starne lontani sino all’Aurora. Origliare porterebbe sventura…
Per cui… me ne resto a letto. Rintanato sotto le coperte. E lascio che i miei due gatti scorrazzino liberamente. E parlino. Prima di coricarmi ho riempito le ciotole. E lasciato dischiusa la porta finestra della terrazza. Così Birbo, se vorrà, potrà andare a fare due chiacchiere con la gatta del vicino. E anche con i suoi due cani.

Me ne resto a letto. In silenzio. Immobile. Odo solo un vago brusio… Certo, sarei curioso. Di ascoltare che si dicono. Forse parlano di noi, i loro “umani”. E dei nostri comportamenti assurdi di questi giorni. Anzi, mesi. E ridono. Perché gli animali, sopratutto i gatti ridono, con buona pace di quanto sostiene, al contrario, il Guglielmo da Baskerville di Eco…
O forse di noi non si curano. E parlano con gli Spiriti della notte. Con elfi, folletti e fate che per loro sono, chiaramente, visibili. Forse parlano del Regno incantato, e si raccontano fiabe che a noi sono giunte solo come distorta eco. Forse…
Un po’ alla volta sono scivolato nel sonno…