Grazie all’immancabile dimostrazione di stupidità dell’Unione europea, il conflitto tra Russia ed Ucraina si avvicina sempre di più ai confini italiani. Perché i ricatti dei burocrati di Bruxelles hanno solo la capacità di esasperare la situazione. Non solo i ricatti nei confronti di Mosca a base di sanzioni che stanno distruggendo l’economia dei Paesi più industrializzati del Vecchio Continente. No, ci sono anche i ricatti nei confronti dell’Ungheria, rea di non entusiasmarsi per le politiche sessiste della gauche quinoa europea.
Ed ora – come riferisce Agcnews – si aggiunge anche la questione della Serbia. Belgrado aveva chiesto di aderire all’Unione europea, ma considerando la vicinanza etnica e culturale con la Russia, Bruxelles ha deciso di provocare i serbi sino al punto di farli rinunciare all’adesione. Prima si è imposto a Belgrado il riconoscimento del Kosovo, perché l’autodeterminazione dei popoli vale solo quando fa comodo. E chi si nasconde dietro i referendum delle regioni ucraine organizzati durante l’occupazione russa dimentica, o finge di dimenticare, che un primo referendum in Crimea era stato organizzato direttamente da Kiev subito dopo la caduta del muro. Ma dal momento che la stragrande maggioranza della popolazione aveva votato per l’annessione alla Russia, il governo di Kiev aveva annullato il referendum.
Tornando alla Serbia, ora i provocatori democratici di Bruxelles hanno preteso che Belgrado rinunci anche alla Repubblica Srpska, ossia la parte filoserba della Bosnia-Erzegovina. Un territorio che occupa metà della Bosnia con un terzo della popolazione complessiva. Ovvio che a Belgrado sia cresciuta la rabbia nei confronti dell’Unione europea. Con la consapevolezza che Bruxelles non vuole la Serbia poiché non vuole una popolazione troppo vicina culturalmente a Mosca. La conseguenza, inevitabile, sarà un rafforzamento dei rapporti tra Russia e Serbia, ad ogni livello.