Il 25 Marzo cadrebbe, secondo tradizione, il compleanno di Venezia. 1600 anni dalla costruzione di San Giacometto. La chiesa di San Giacomo a Rialto, che, secondo la Cronaca di Andrea Dandolo, sarebbe stata consacrata il 25 Marzo del 421. Primo edificio sacro e, di conseguenza, primo nucleo della Serenissima.

Il condizionale, che ho usato, è però d’obbligo. Che quella sia davvero la data di nascita di Venezia, quasi tutti gli storici lo mettono in dubbio. Con le motivazioni e le argomentazioni più diverse. Anche perché la stessa data della costruzione della prima chiesa di San Giacomo è alquanto dubbia…
E quanto alla laguna essa fu popolata, sicuramente, da epoca ben più antica della stessa calata degli Unni di Attila che, sempre secondo radicata tradizione, spinse le genti Veneto – latine di Altino e di altri centri della terraferma a cercavi rifugio.

Origini remote. La leggenda di Antenore, principe troiano, che avrebbe prima conquistato le lagune alla testa del popolo degli Eneti, in fuga da Ilio, arsa dagli Achei. E poi, sconfiggendo gli Euganei, avrebbe fondato Padova. Dove ancora vi sarebbe la sua tomba.
E la leggenda, che ci riporta ancora più indietro nell’età del mito, secondo la quale la prima Venezia sarebbe stata l’Eraclia Adriatica. Fondata, nel suo inquieto peregrinare, da Eracle stesso. Il cui nome ancora perdura nel borgo marino di Eraclea.
Leggenda, anzi mito che trova però notevoli conferme storiche ed archeologiche. Come dimostrò, anni or sono, il genio eccentrico di Vladimiro Dorigo, grande storico dell’arte. E, per altro, discendente da stirpe di Dogi…
Tuttavia, non è mia intenzione addentrarmi nel ginepraio delle tesi, e contro tesi, degli storici. Non mi interessa e non è, poi, il mio campo sempre ammesso che io un qualche campo abbia…
Quello che mi colpisce è che Giovedì si apriranno a Venezia solenni celebrazioni e festeggiamenti. Manco a dirlo, organizzate da un apposito Comitato, di dimensioni immagino pletoriche, ove sono rappresensati enti locali, associazioni, università et cetera…
Celebrazioni che andranno avanti per un anno buono.
In forma, però, rigorosamente virtuale. E questo, mi spiace, suona stonato. E parecchio.

Ora, nessuna intenzione di attaccare la solita solfa contro queste politiche che stanno trasferendo tutto, proprio tutto, dal reale al virtuale. E neppure di andare a confermare – semmai ve ne fosse bisogno ed interessasse a qualcuno – la mia pessima fama di, pervicace negazionista…
Però la cosa mi urta a livello… estetico. E questo nonostante che di offese all’estetica se ne debbano, di questi tempi grami, sopportare a josa…
Pensateci. Venezia è una città unica, non pretendo di dire la più bella del mondo, ché sarebbe solo prova di campanilismo e nostalgia. Ma unica, certo, lo è. Sospesa sulle acque, e, più che reale, onirica. Un sogno metafisico. Come intuirono i poeti. E come intuì Pound in quel suo “O Dio delle acque…”. E non a caso volle riposare per sempre lì. In quel luogo sospeso, fra i mosaici bizantini e l`Isola dei Morti, San Michele. Come l’aveva vista, tra le nebbie, Arnold Böklin… In quel luogo che non è Occidente, né Oriente. Che non è terra, né mare. Dove il tempo stesso sembra quasi non scorrere. E dove le più strette calli sembrano essere pertugi misteriosi, i sottoportici aperture su un altrove immenso ed inquieto….
Venezia è nata, forse, 1600 anni fa. Forse secoli, molti secoli prima. Intorno ad un luogo sacro. Ad una pietra. Ad una chiesa. Ad un trono roccioso.
Ha visto passare eroi del mito e antichi Dei. Feroci re barbari con i loro cavalli veloci come il vento delle steppe. Dogi che tornavano trionfanti, e trovatori che si inerpicavano sui cornicioni del Palazzo Ducale con una rosa vermiglia. Cabalisti sefarditi e alchimisti.
Ha visto le maschere demoniache danzare nelle sue notti, e il Gozzi sognare Principesse serpenti e Melarance innamorate. La prima bottega del caffè e l’incantesimo di luce dei vetri soffiati con polveri e ceneri giunte dalla lontana Siria.
Ha visto scorrere il sangue nei suoi Campi, ed ha conosciuto l’oltraggio di invasori e predatori. Ed ha sconfitto la peste, molte volte, edificando a ricordo il tempio della Salute. E restando sempre una sorta di, strana, Fenice, che risorge non dal fuoco, ma dai riverberi della luce sulle acque smeraldine della sua laguna…

Penso a tutto questo… E mi viene spontanea la domanda: può un sogno, una città metafisica essere ridotta allo spazio angusto, privo di vita, di una piattaforma informatica?
Me lo chiedo e, ovviamente mi do la risposta.
Buon Compleanno, Venezia. Dovunque tu sia…