“Ma non ho visto mai nessuno, buttare lì qualcosa e andare via”. Giorgio Gaber ed Alessandro Luporini probabilmente non hanno mai conosciuto Franco Cardini. Un peccato. Perché sarebbero stati sicuramente felici di sapere che qualcuno c’è che arriva, getta un seme e poi va via. Senza chiedere nulla, senza neppure sapere se il seme è germogliato, se la pianta è cresciuta in modo corretto.
Diffondere e insegnare la conoscenza
Imporre a tutti i costi la propria esperienza
Guidare, guidare per farsi seguire
Opporsi al potere, infine riuscire a cambiare
Il potere
Decidere per gli altri dentro a una stanza
Sapersi organizzare con molta efficienza
Guidare, guidare per farsi seguire
Opporsi al potere, cambiare per poi reinventare
Il potere
Era questo il timore di Gaber e Luporini. Che anche il più onesto, impegnato, sensibile intellettuale si rivelasse, alla fine, un indottrinatore con il sogno di trasformarsi nel leader di un nuovo potere. Timore sacrosanto, con infiniti esempi di simili tentativi.
Franco Cardini no. Lui, davvero, butta lì qualcosa e poi va via. Come un pacco postale continuamente sballottato da Nord a Sud, da Est a Ovest. Nonostante un’età non più verdissima, continua a viaggiare ovunque, continua a lasciare qualche idea, qualche indicazione, qualche brandello di alta cultura e poi se ne va. Davvero un chierico vagante, ma invece di spostarsi per apprendere, lui si sposta per insegnare. E forse poco gli importa se gli ascoltatori imparano. Lui lascia un segno, un’impronta. Gli altri possono decidere cosa farne.
Non sempre l’uditorio condivide le posizioni di Cardini, spesso spiazzanti. Ma non è il leader di un partito, è libero di riflettere e di arrivare a posizioni nuove, è libero di imboccare nuove strade che possono anche rivelarsi sbagliate, senza uscita. Oppure ricche di affascinanti contraddizioni. Cattolico rigoroso eppur ammaliato dall’Islam, seguace di Jeune Europe ed amico di Renzi (entrambi “maledetti toscani”, come sono toscani i suoi amici veri, quelli dell’Armata di cui fanno parte menti eccelse). Forse è questo che fa paura a molti: la libertà dell’intellettuale. Totalmente disorganico, e quando ha provato ad avvicinarsi all’organicità, se n’è pentito. Ed ha ripreso la vita da pacco postale.
Ogni tanto viene spedito anche in tv, ad infastidire un contraddittorio di basso livello con analisi che gli interlocutori non sono in grado di comprendere. E, dunque, viene attaccato da chi ha paura della libertà ed ancor più quando è abbinata alla cultura. Come possono non infastidirsi i fenomeni da baraccone televisivo quando Cardini vola alto sulla guerra in Ucraina, mortificando le banalità da Casa del Grande Fratello che caratterizzano i loro interventi?
Cardini ascolta, parla, riparte. Libero come quando era arrivato. Ovunque vada, non chiede consenso, non chiede condivisione. Probabilmente si accontenta di aver suscitato un pensiero. Favorevole o contrario, poco importa. Perché il pensiero, oggi, è quasi un miracolo.