Cogli l’attimo! E Calenda sta provando a coglierlo. Con intelligenza, con spregiudicatezza, con perfidia. Di fronte all’imbarazzante classe dirigente delle destre – una classe dirigente che non vuol certo essere rottamata e dunque resterà in sella ad ogni costo – e di fronte alla morte politica dei 5 poltrone, Calenda scommette sul centro. Consapevole che l’Italia non è per nulla moderata ma è profondamente arrabbiata, ma altrettanto consapevole che il ceto politico sulle ali estreme non è in grado di governare per manifesta incompetenza. E non basta ricordare che nel governo è presente la pessima Lamorgese e che in precedenza c’erano De Micheli, Azzolina e Toninelli.
Dunque Calenda ci prova. Immaginando, ufficialmente e falsamente, un’alleanza tra Pd, Italia Viva, Azione (cioè lui stesso) e Forza Italia. Aprendo anche a Giorgetti, sognando il Doge Zaia. Poi, però, il subdolo Calenda pone qualche paletto. Nessun accordo con i pentapoltronati, nessun ruolo per Renzi che preferisce ricchi incarichi in Paesi stranieri alla politica italiana. Nessun paletto per i berluscones che tanto non contano più niente e possono essere sfamati con qualche strapuntino.
Il problema si pone con il Pd, ed è proprio ciò che vuole Calenda. L’ala più a sinistra digerirà a fatica un accordo con il sultano di Arcore. E probabilmente non lo accetterà proprio. Così come non gradirà il diktat un personaggio come Bettini che vuole un’alleanza stabile con Conte. Per la felicità di Calenda che non vedrebbe l’ora di liberarsi dal fastidioso abbraccio di Bettini. Il nuovo centro potrebbe invece attrarre Letta e la parte ex democristiana del Pd. Anche perché in questo modo la leadership della nuova formazione andrebbe a Calenda, eliminando Letta che è vincente ma assolutamente insopportabile a livello personale.
Sul fronte opposto Tajani non avrebbe difficoltà a rinunciare alla guida del nuovo centro, dal momento che anche in Forza Italia non guida alcunché.
Ma una volta chiariti i rapporti di forza interni, resta da capire perché una simile formazione dovrebbe venir votata. Certo, Calenda è una persona intelligente, ma anche un ottimo direttore d’orchestra ha bisogno dell’orchestra. E chi dovrebbe suonare con professionalità e competenza? Brunetta? Boschi? Zingaretti? Se gli italiani fossero obbligati a votare si potrebbe pensare ad una corsa al meno peggio. Ma di fronte all’astensione di massa diventa difficile pensare ad un voto di massa per affidare la guida del Paese a Bellanova, Costa, Giacomoni, Serracchiani.