Il ministro per lo Sviluppo economico, ministro uscente, decide di iscriversi al Pd e inevitabilmente si comincia a sentire il consueto odore di imbroglio.
Come quello orchestrato da un pessimo presidente della repubblica che nominò in tutta fretta Mario Monti senatore a vita per poi spingerlo alla guida del governo. Un disastro economico che l’Italia sta ancora pagando.
E ora Calenda, dopo essere stato ministro di un governo sostenuto dal Pd senza mai sentire il bisogno di iscriversi, compie il grande passo dopo la pesante sconfitta di Renzi e del giglio tragico.
E l’imbroglio dove può nascondersi?
In quello che viene definito come “Governo del presidente”. Si iniziano le consultazioni, Mattarella prende atto che non ci sono le condizioni per formare un nuovo governo ma decide di non far tornare gli italiani al voto e incarica un suo uomo di fiducia per provare a formare il nuovo esecutivo.
Chi meglio di Calenda? È un iscritto al Pd, dunque può contare sul sostegno del partito che fu di Renzi; piace a Berlusconi che lo avrebbe voluto come ministro del centro destra. I numeri non sono sufficienti ma, a quel punto, scatterà la richiesta e poi l’insistenza di Confindustria.
D’altronde il presidente degli industriali, Boccia, uomo notoriamente vicino al Pd, non ha mai nascosto l’apprezzamento per Calenda. Serve qualche persona per bene che si inventi un titolo di giornale nuovo e forte, del tipo “Fate presto”, e il presidente Mattarella si vedrà costretto a cedere ai voleri di Confindustria, dei banchieri, di Bruxelles e di Francoforte. In realtà sono i voleridella City di Londra, ma non bisogna dirlo.
In ogni caso non sono i voleri degli italiani che hanno votato, con una schiacciante maggioranza di quasi il 60%, per partiti e movimenti che si oppongono a questo sistema di potere e di controllo. Ma gli italiani avranno solo il dovere di accettare le misure che Calenda metterà in campo per affrontare l’economia italiana secondo ciò che fa comodo all’estero.
E i media garantiranno che tutto procede bene e l’economia cresce, come cresce l’occupazione a tempo indeterminato, come crescono i salari ed i diritti.
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Mi sembra un’analisi “provocatoria” e poco attinente alla realtà! Rispetto ma NON condivido. Per nulla.