Ricordo molti anni fa. Scrivevo per “Linea”, di politica estera. E mi divertivo – per me scrivere è un divertimento, perché se lo facessi per mangiare….vero Direttore?- a seguire le vicende, anche elettorali, dei paesi più strani.
E vi erano davvero molti e nuovi al… cimento elettorale. Nuovi alla “democrazia occidentale”, o “di delega” che dir si voglia… Insomma, poco adusi a votare per eleggere i loro rappresentanti.
E qui, però, mi sento in obbligo di fare una… chiosa.
Sì, lo so, è termine antiquato. Roba da monaci amanuensi del Medioevo….ma che ci volete fare….io, in quel mondo, monasteri silenziosi, grandi biblioteche ove ci si dedica allo studio e all’arte della miniatura, solenne musica gregoriana…beh credo proprio che mi ci sarei trovato proprio a mio agio…
E quindi, a questo punto, io la chiosa, o, se preferite la glossa, la postilla, l’annotazione…la faccio. E poi mi diano pure dell’inutile erudito. Tanto…de minimis non curat pretor.
Questa, però, non la spiego. Preferisco lasciare “altri” nella loro, compiaciuta, ignoranza….
Chiosa, dunque. La “democrazia occidentale” non è l’unica, sola e assoluta, forma di democrazia. E non è neppure da dare per scontato che sia la migliore. Anzi… Certo, è il modello trionfante attualmente. Ma non perché migliore. Solo è quello che ha alle sue spalle la maggiore potenza di fuoco. Economica e non solo.
Se siete un po’ curiosi, andate a leggere “Le democrazie degli altri” di Amartya Sèn. A lui hanno dato il Nobel per l’Economia. Ma forse gli Accademici di Stoccolma questo libriccino non l’avevano letto…
Chiosa chiusa.
Dunque, per Linea mi misi a seguire quelle che credo fossero le prime elezioni parlamentari del Kirghizistan.
Ma che t’importava del Kirghizistan? Chiederà qualcuno. Tanto la stragrande maggioranza manco sa dove so trovi.
Beh, se è per questo, in Asia Centrale. Ed ha una sua importanza geopolitica. Altrimenti Washington non vi avrebbero tenuto, per una quindicina di anni, la più importante base militare di tutta la Regione. La base di Manas che, per altro, prende il nome dal poema nazionale kirghizo. Trasmesso oralmente per parecchi secoli. (E dagli con l’inutile erudizione!)
Comunque furono elezioni incredibili. Dopo quasi quindici giorni non si sapevano ancora i risultati. Ma mica per cattiva volontà del governo di Biskek.
Il fatto è che è un paese vasto. Per lo più stepposo. E molta parte della popolazione conduce ancora, secondo tradizione, una vita seminomadica. Vivendo nelle yurte e spostandosi per il pascolo.
Così, per farli votare, dovevano letteralmente inseguirli. Nella steppa. Con urne e scrutatori. E ci voleva del tempo. Immaginatevi, insomma, questi cavalieri delle steppe, che, magari a dorso di cammello, vagavano con tanto di urne e schede elettorali…. C’era di che divertirsi.
Però…. però prima di farsi prendere dal, consueto, senso di superiorità proprio del cosiddetto occidentale moderno…fate attenzione ad una notizia di questi giorni .
Lo scorso 8 novembre si è votato negli USA. Elezioni di Midterm. Tutta la camera, oltre un terzo del senato, parecchi governatori, e sindaci e sceriffi, e referendum. Perché quando c’è da votare gli americani fanno sul serio. E si vota di tutto un po’. E tutto insieme.
Non viene considerata la “più antica democrazia”, perché, questo, viene attribuito all’Inghilterra. Per via di quella Magna Charta Libertatum.Dimenticandosi dell’antica Atene. E ignorando – perché di crassa ignoranza si tratta – che al confronto delle Costituzioni di Solone e Clistene, quella cartina che i Baroni strapparono a Giovanni Senza Terra, è solo un affaruccio tardo feudale.
Però quella Ateniese era democrazia diretta. Tutta un’altra cosa. Chi oggi si sognasse di parlarne, si beccherebbe la taccia di populista. O peggio…
Comunque, gli USA sono indiscutibilmente la più grande democrazia del mondo. O no?
Perché, vedete, la notizia cui accennavo prima mi suscita qualche dubbio….
Dunque, si è votato l’8. Siamo al 19 e ancora non si parla di risultati definitivi.
Certo, il sistema di voto americano è complicato. Ogni Stato, in effetti, adotta sistemi diversi. E poi c’è la questione, alquanto controversa, del voto postale…
Però undici giorni sono undici giorni. Mica bruscolini. Ed anche i bambini possono capire che più lungo è lo iato tra il voto e la proclamazione dei risultati, più facile è che avvengano… cose strane. Ovvero… giochi dei bussolotti. E di sospetti su queste elezioni ve ne sono. E molti. D’altro canto, visto come è stato eletto Biden…
Mica che fosse il primo caso, naturalmente. Ma certo il più clamoroso di tutta la storia statunitense. Che, vi assicuro, di brogli ne ha visti parecchi.
E a questo punto mi viene da pensare che i poveri Kirghizi, con le urne elettorali sul cammello, in giro per settimane nella steppa, dei quali (io per primo) tutti si rideva…. oggi avrebbero, forse, più di qualcosa da insegnare, in fatto di democrazia, a chi di questa parola si riempie la bocca. Per dare lezioni agli altri. Ma senza mai guardare a cosa succede in casa propria.