Quarta tappa – Rabanal del Camino – Ponferrada
Oggi tappa MOLTO importante, andiamo a Ponferrada passando per un posto “mistico” del cammino ossia la Cruz de Hierro!
Tappa complicata oserei definirla “nervosa”, una dura salita fino ai 1.500 e poi una ripida discesa fino ai 450 metri.
Siamo carichi, indolenziti ma felici, iniziamo a camminare in batteria, io e i miei due amici Emanuele e Alessandro e puntiamo diritti e impavidi verso la Croce di Ferro (il punto più alto del Cammino francese).
Questo monumento è un simbolo molto importante per i pellegrini che intraprendono questo viaggio perché sotto questo alto palo di legno, su cui è piantata una croce di ferro, ogni fedele lascerà un sasso o un oggetto personale come segno di “liberazione” da un peso che ci attanaglia.
A Foncebadon, ossia un mix fra un set cinematografico in stile “Sergio Leone” e una perfetta location Horror, ci fermiamo per una rapida colazione e poi via veloci verso l’impervia salita; siamo gasati, sudati, e sporchi di sabbia ma in poco tempo (dopo 8 chilometri) raggiungiamo la collinetta ove è piantata la famigerata croce e depositiamo il nostro “fardello”.
Dopo una foto di rito in stile Rocky sulla scalinata di Philadelphia continuiamo il nostro viaggio, siamo entusiasti ma ci mancano ancora 27 chilometri!
Qualcuno certamente leggendo questi racconti potrà dire: “ma non è un viaggio spirituale? E questi fanno fotografie davanti ad un simbolo così caro alla Cristianità?”.
Voglio dire una cosa: al netto del credere o meno, il cammino di Santiago non è solo sofferenza e introspezione ma è anche condivisione, conoscenza, gioia e divertimento, pertanto una foto con amici al raggiungimento di un traguardo dopo le prime fatiche ritengo sia perfettamente in sintonia con lo spirito del Pellegrino!
Continuiamo a salire ancora e ancora e faticosamente raggiungiamo Manjiarin, un piccolo aggregato di casupole nel nulla, per poi iniziare una lunga discesa che ci porterà a Molinaseca.
Un nome che per noi sa di OASI, già perché ci dicono che v’è una piccola piscina naturale dove potersi rinfrescare e magari far riprendere vita alle gambe ormai devastate dai tanti chilometri fatti.
La discesa è terribile e la fatica è immensa; i pellegrini che ci superano in bici salutandoci con il canonico “Buen Camino” rischiano quasi sempre un poco cristiano “vaffan****”, ma siamo pellegrini per cui ci limitiamo a restituire il gentil incoraggiamento con la mano.
Dopo undici chilometri raggiungiamo il paradiso… iniziamo a correre, lanciamo le scarpe, le calze e ci buttiamo nella piscina naturale. Rimaniamo immobili, senza parlare, immersi nell’acqua sperando che ciò ci fornisca le forza necessarie per completare il nostro percorso e arrivare nella città che fu di proprietà dell’Ordine dei Templari: Ponferrada!
Mancano 7,5 chilometri, impostiamo il navigatore sul cellulare: 11 minuti! Non vi fate ingannare amici, siamo pellegrini, quel minutaggio è per la distanza percorsa in automobile… a piedi 7 km si percorrono in più di un’ora!
Lo sconforto ci assale, sembriamo i protagonisti di ALIVE, siamo stanchi, camminiamo come zombie e il mio amico alla mia sinistra pare essersi trasformato in un polletto fumante…FAME!
Non possiamo fermarci dobbiamo arrivare, e poi sedersi ora significherebbe non alzarci mai più. Ci facciamo forza, c’è chi si autoincita urlando, chi sta zitto, io ho lo sguardo perso nel vuoto e le gambe non fanno parte del mio corpo…NON so come sia possibile ma arriviamo… e davanti a noi si palesa l’imponente Castello Templare, il cuore ritorna leggero ma dopo 4 minuti di “oooooooooo che meraviglia” crolliamo sui letti del nostro meraviglioso Albergue.