Per non disturbare quei pochi che quest’anno si potranno permettere una vacanza al mare e in particolare nel meridione d’Italia, i media di servizio si sono affrettati ad affermare che la situazione nell’isola di Stromboli, dopo l’eruzione dello scorso 3 luglio, è “sotto controllo”.
Come possa essere “sotto controllo” un vulcano attivo francamente ci sfugge. Tuttavia vale la pena ricordare che il sistema vulcanico che comprende le Isole Eolie, il Vesuvio e i Campi Flegrei versa in una situazione tutt’altro che calma.
L’Osservatorio Vesuviano, che fa capo all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ogni mese pubblica un bollettino sull’attività di monitoraggio svolta. Per quanto riguarda il Vesuvio, Ingv a maggio ha spiegato che «permane una sismicità di fondo con 125 terremoti registrati nel mese di maggio 2019».
E se pare che l’attività dello Stromboli sia per il momento esaurita, sembra che, invece, quella dei Campi Flegrei sia invece preoccupante.
A ricordarlo è proprio la direttrice dell’Osservatorio Francesca Bianchi, la quale ha recentemente affermato che “esistono quattro livelli di allerta: il primo è quello verde, ovvero il meno pericoloso, il secondo è quello giallo, dove i geologi cominciano a prestare molta più attenzione ai parametri del vulcano per via di alcune anomalie, il terzo è quello arancione, che è il pre-allarme e il rosso è il livello di allerta massimo. Per ora il livello di allerta del Vesuvio è verde, mentre quello dei Campi Flegrei è giallo, poiché il terreno ha cominciato a deformarsi e dal 2005 è variata la composizione chimica dei gas che fuoriescono dalle fumarole della Solfatara e di Pisciarelli”.
La concomitanza dei due fenomeni non può che farci rammentare che si sono verificati nelle vicinanze del Vesuvio, vale a dire di un vulcano attivo che ha eruttato per l’ultima volta nel 1944 e che, proprio per questo è considerato il vulcano più pericoloso al mondo. Tanto è vero che, sin dal 1984, è stato approntato un piano di evacuazione di massa che coinvolgerebbe qualcosa come 1.400.000 persone.
Si tratta però di un programma che non è stato aggiornato negli ultimi trentacinque anni e che rischia di essere inefficacie. Va ricordato infatti, che sulle falde del Vesuvio, a causa di una urbanizzazione incontrollata, abitano non meno di mezzo milione di persone. E che l’eruzione del 79 d.C. colpì all’improvviso Ercolano, Stabia e Pompei, vale a dire località piuttosto distanti dall’attuale agglomerato della città partenopea, in modo talmente rapido da impedire a chiunque di mettersi in salvo.
Ma gli esperti ci dicono di stare tranquilli…