Buttiamo a mare le basi americane
cessiamo di fare da spalla agli assassini
giriamo una pagina lunga di vent’anni
andiamo a guadagnare la nostra libertà
Pochi ricorderanno Rudy Assuntino, autore della canzone nata nel 1967 nell’ambito delle edizioni Avanti. Ed i pochi che lo ricordano, fingono di non aver mai cantato i brani contro le guerre americane. Per la gauche caviar il proprio passato di protesta deve essere cancellato. Ecco a cosa serve davvero la cancel culture.. Possibile che il compagno Morandi abbia avuto successo con “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones”? Che abbia osato portare sui palchi la storia di un giovane mandato a morire controvoglia in Vietnam? Proprio là dove i padroni di Washington portavano la democrazia dei blu jeans.
Ovviamente non è possibile. Non è mai successo. E se proprio è successo, i responsabili devono essere stati dei sosia, degli imitatori. Perché loro, uomini e donne della sinistra italiana, sono sempre stati filo yankee. Contro i vietcong, contro i palestinesi, contro Mao e Breznev, dalla parte di Jan Palach, di Alain Escoffier, dei rivoltosi ungheresi.
Perché loro, uomini e donne della sinistra italiana, marciavano sottobraccio a uomini e donne della destra italiana per sostenere la presenza delle basi americane, per rendere omaggio ai liberatori. Quella destra che festeggiava lo sbarco di Anzio, che insultava Craxi per aver mostrato dignità a Sigonella contro gli eroici amici statunitensi. Quella destra che non ha mai cantato “Americani a casa..”. Forse era un equivoco, forse il testo era “Americani a casa nostra”. Quella destra che ora è infastidita dalle proprie canzoni sui bombardamenti degli amici inglesi ed americani sulle case italiane, sulle scuole, sugli ospedali. Quella destra che si imbarazza di fronte alle foto di Genova, citata dall’amico Zelensky, distrutta dalle bombe degli amici yankee.
Maledette canzoni! Che restano a testimonianza di un passato diverso. Perché gli striscioni sono stati distrutti dal tempo, ma le canzoni sono rimaste a raccontare che gli appassionati lacchè di Biden erano gli stessi che bruciavano le bandiere stelle e strisce, che intonavano canzoni contro la guerra. Certo, poi si inizia a guardare il mondo con occhi diversi e con maggior consapevolezza. Si scopre che il presidente Mao è stato un disastro e che, in realtà, i suoi fans italiani erano i nazimao, con variante confusa di anarco-nazi-mao. Insomma, sempre insieme, destra e sinistra. Anche adesso che i figli dei contestatori di allora marciano a braccetto per sostenere il padrone americano.
Sperando, come sempre, di ricevere cioccolata, noccioline, gomma da masticare, consulenze milionarie o, almeno, uno scranno in parlamento. E, possibilmente, con la colonna sonora di Sanremo