Un tempo, per la Candelora era uso smontare il Presepio. E riporlo, sino al successivo 8 di Dicembre.
Non si usa più. Ormai tutto va di fretta, e grasso che cola se la Capanna e le statuine resistono sino al giorno seguente l’Epifania.
Perché, anche per coloro che ancora usano farlo, il Presepio è diventato un ingombro. Qualcosa che, certo, è parte della festa. Di una tradizione. Ma non ci si recorda più il perché…
E così, via di furia, ché il tempo fugge e tutto divora. È Carnevale e già si pensa alla Pasqua. O alle Vacanze Estive. Chissà se potremo farle… Forse, ora che è caduto il governo… Ma l’indice Rta del Covid…

La fretta, però, è solo indice che abbiamo perso il vero senso del Tempo. Il Tempo del cosmo, che è ritmo, cadenza, snodi e passaggi. Non solo, vuoto, scorrere di giorni incolori.
Si disfava il Presepe alla Candelora perché questa rievoca la Presentazione di Gesù al Tempio. E la profezia del vecchio Simeone.
Quindi si chiude il Tempo della Natività. E si comincia a manifestare ciò che, da epoche remote, i Profeti avevano annunciato. È il passaggio fondamentale verso la Pasqua. Prima della purificazione quaresimale…
Tranquilli. Non sto iniziando una lezione di Catechismo. Ma la tradizione del porre fine al Presepe alla Candelora è significativa di un modo diverso di concepire il vivere. Seguendo ritmi e cadenze che sono insiti nella natura. Perché il due febbraio ormai più chiaramente è percepibile l’allungarsi del giorno. E l’intensificarsi della luminosità. Quella diurna. Il sole che brilla in un cielo ancora freddo. Pure, molto più terso di quello, plumbeo, che ci ha accompagnato per tutto Gennaio.
Ed anche la luminosità della notte. Il riverbero delle stelle appare più vivace. La Luna, stranamente, già più calda.
Qualcosa sta cambiando nelle profondità della Terra. Una febbre sottile sembra attraversarla. I germogli cominciano a premere per forare il suolo ancora gelato. Si comincia ad avvertire il sentore di diversi profumi. I primi oli essenziali, le prime essenze nunzie della Primavera. Ancora lontana, certo. Ma non più remota.

Candelora è legata alle Candele. E alla Madonna. Ovvero una figura femminile purificata dalla luce. Che porta la luce in infinite fiammelle. Fendendo le tenebre invernali.
Il presepe si fa all’Immacolata. E subito dopo viene Santa Lucia. Con la corona di candele, che preannunciano il Solstizio. Le candele della Candelora, quando il presepe viene riposto, evocano e invocano la Primavera. Sono riti legati alla Luce. Di cui abbiamo, ormai, perso il senso.
Perché non sappiamo più vivere il tempo… Lasciamo che il tempo ci attraversi. Ci trascini. In una fuga irrefrenabile. Ci ritroviamo vecchi senza accorgercene. Ed abbiamo paura. Perché il nostro esistere è solo superficie.
Perché non comprendiamo che certi usi, certi piccoli gesti sono, in realtà importanti. Ci legano ai ritmi della natura. Ad un Tempo… altro. Cosmico. Dove non ci si limita a lasciarsi esistere. A restare aggrappati ad una fugace parvenza di vita.
Guarderò le stelle stasera. Sono le fiammelle di una corona.
È la Candelora. E, come recita un vecchio detto delle mie parti: dall’inverno semo fora. Anche perché non piove, né tira vento.
Speriamo che sia davvero così. Che si stia per cominciare ad uscire da questo lunghissimo inverno. E che con l’inverno abbia fine anche… il nostro scontento.