“Non ha funzionato il luddismo quando si è trattato di combattere contro le macchine nelle fabbriche. A maggior ragione non funzionerebbe se si volesse provare a fermare il cambiamento legato all’introduzione dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro”. Francesco Paolo Capone, segretario generale Ugl, non invita però alla rassegnazione rispetto ad un fenomeno che cambierà radicalmente il mondo del lavoro e la stessa società nel suo insieme.
Compresa la politica che, indecentemente, fa finta di nulla nell’errata convinzione che ignorando i problemi, questi si risolvano da soli.
Capone, invece, ha un approccio opposto. E con l’Ugl organizza incontri per far crescere la classe dirigente e gli iscritti al sindacato. Perché solo attraverso una adeguata formazione si può sperare di partecipare alla fase di sviluppo e controllo dell’intelligenza artificiale.
Per questo – grazie all’impegno di Silvia Marchetti, segretario Ugl di Torino – ha organizzato ad Ivrea la presentazione del libro di Rosario Faraci “Nient’altro che il futuro. La prospettiva generativa del fare impresa”, pubblicato da Edizioni sindacali. La scelta di Ivrea non è stata casuale. È la città di Adriano Olivetti, ossia uno dei rarissimi industriali italiani che avevano messo l’Uomo al centro del proprio imprenditoriale. Un progetto che univa la tecnologia d’avanguardia alla cultura, la ricerca di nuovi mercati con una politica sociale fatta di asili nido, colonie marine e montane. Senza dimenticare l’architettura come elemento fondamentale per un ambiente di lavoro a misura d’uomo.
Un modello d’avanguardia e, in quanto tale, respinto dal capitalismo italiano che non vuole crescere, non vuole guardare al futuro. Faraci prova a far capire che il futuro sarà di chi avrà il coraggio di fare impresa in modo diverso, guardano alle ricadute positive sulla società, al rispetto dell’ambiente.
È inevitabile il cambiamento ed occorre trovare il modo di affrontarlo. Nel caso del sindacato occorre trovare il modo di tutelare i lavoratori e di garantire il lavoro. Per Capone si deve puntare sulla contrattazione di secondo livello, l’unica in grado di rispondere alle esigenze dei lavoratori di “quell’azienda” in “quel preciso territorio”. Il tutto inserito in un quadro generale che si occupi solo dei diritti complessivi: il salario di base, la sicurezza, la non discriminazione. E basta. Perché ogni azienda ed ogni territorio hanno esigenze particolari, hanno problemi diversi, hanno opportunità peculiari.
Però, affinché il sindacato abbia davvero la possibilità di incidere, è indispensabile che i sindacalisti accrescono la propria competenza. Solo la conoscenza permette di poter influire sulle decisioni strategiche.