Per l’ennesima volta la giustizia argentina ricorre alla misura della custodia cautelare per mettere fuori gioco avversari politici e chiunque rappresenti un ostacolo per il governo.
Cristóbal López e Fabian De Sousa, proprietari del gruppo Indalo nel quale rientra il canale televisivo C5n, sono ritornati in carcere ieri per l’accusa di frode fiscale ai danni dell’erario pubblico per malversazione dell’imposta sul combustibile da parte della compagnia petrolifera “Oil Combustibles” facente parte del gruppo.
Già in carcere entrambi nel dicembre del 2017, erano stati liberati il 16 marzo 2018 su decisione del tribunale numero II della camera federale, sollevando forti critiche da parte del governo e l’indignazione dello stesso presidente Macrí, il quale aveva dichiarato pubblicamente che il canale televisivo C5n avrebbe bisogno di un prezzo e di nuovi acquirenti.
Farah e Bellestero i due giudici che avevano ordinato la scarcerazione dei due imprenditori sono stati messi da parte e sostituiti da giudici nuovi di zecca e “amici” del governo: il primo è stato trasferito ad un altro tribunale e il secondo ha chiesto una ventina di giorni di licenza medica dopo la quale, con ogni probabilità, chiederà il pensionamento anticipato.
Ebbene ieri, proprio mentre si rendeva pubblico il possibile acquisto da parte di una holding olandese dell’impresa “Oil Combustibles” per evitarne la bancarotta, la camera di cassazione ha revocato la scarcerazone di López y De Sousa inadempiendo quanto previsto dal codice processuale penale che non prevede l’arresto per il reato di evasione fiscale neanche qualora ci fosse una sentenza definitiva nei confronti degli imputati.
Si tratta di un ennesimo colpo alla libertà d’espressione e al dirittto di essere informati, nonché a quell’autonomia della giustizia di cui il governo e i mezzi di comunicazione ad esso allineati si riempiono tanto la bocca.