Carla Gatti, autrice del romanzo “ANKH. RESURREZIONE” (€uro 18,00 p. 291), Dario Abate Editore, spiega le ragioni che l’hanno spinta a scrivere il libro e le caratteristiche della sua nuova opera.
Quando e com’è nata l’idea di scrivere un romanzo di genere thriller, horror, esoterico?
Per diversi motivi. Parlandone con l’editore, il quale essendo a conoscenza del fatto che mi interesso di esoterismo, ha proposto di buttarmi in questa impresa. L’antico Egitto ha ispirato numerosi scrittori e io, fin da principio, ho voluto staccarmi dall’iconografia classica di cinematografia e letteratura.
Perché ha scelto proprio gli antichi Egizi e le mummie?
Fin da quando ero molto piccola, ho subito il fascino di questo antico popolo, tant’é che mi capitava di disegnare spesso come venivano raffigurati faraoni, principesse e membri d’alto rango nelle tombe, con quei grandi occhioni e copricapi. Ho conservato un quaderno pieno di questi disegni. Inoltre, ogni qualvolta mi sono ritrovata al cospetto di statue o mummie nei musei, mi sono sempre sentita attratta dalla loro magnificenza, tanto da restare a contemplarle a lungo.
E’ vero che nel suo nuovo romanzo, come nel precedente di fantascienza “Gli opposti dentro di me”, ha adottato, dal punto di vista dello stile e della scrittura, un metodo rinascimentale, riunendo in sé, in questo caso, gli elementi del romanzo thriller, horror, esoterico e massonico?
Penso sia una mia caratteristica il fatto di creare sempre una sorta di miscellanea di generi, sebbene ben incanalati in una struttura ben precisa. Qui abbiamo la struttura del thriller che racchiude variegate sfaccettature di horror, tinte noir, misticismo, spiritualità. Concretezza e determinismo, ma anche mistero e sovrannaturale. Concetti che corrono agli antipodi, ma se ben gestiti nell’ambito dello stesso romanzo, possono dare la possibilità al lettore di lasciarsi andare, perché ognuno giustamente ha una propria forma mentis e un incarnato d’idee e d’opinioni, dando così più ampio respiro alla trama, senza precludere nulla, un contesto completamente avulso da pregiudiziali.
E’ giusto dire che il suo libro possiede anche un taglio cinematografico, e il riferimento è più alla “Mummia” con Boris Karloff del 1932, in cui l’orrore era più intuito che esplicitato?
Un horror non horror, che è un po’ il leit- motiv di Ankh. Questo è stato un importante strumento che mi ha consentito di introdurre un elemento innovativo, che consentisse a questo testo, appunto come dicevo sopra, di staccarsi dall’iconografia classica delle mummie, e quindi, durante lo sviluppo della trama, anche da Karloff stesso.
E’ corretto sostenere che ciò che colpisce lettori e lettrici, nel corso della lettura, è che il sovrannaturale si manifesta non tanto con effetti speciali o truculenti, ma in situazioni perfettamente normali e quotidiane?
Esattamente. Questa è l’innovazione. Perché comunque si tratta di un horror e non certo di una commedia.
E’ giusto pensare che rispetto all’iconografia classica dei film sulle mummie, Lei abbia sviluppato gli elementi umani e emozionali, che come nel film “La mummia” con Boris Karloff, erano solo in embrione e appena accennati?
Chiaramente Karloff, rispetto ad altri cineasti del genere, ha inrtodotto una certa umanità nella sua mummia, che compiva atrocità in nome dell’amore. Tema che poi è stato anche ripreso dopo, nella cinematografia seguente, qua e là. Poi sia Karloff che gli altri, si sono fermati lì. Le mie mummie, invece, sono totalmente diverse nel loro genere.
Un elemento di continuità, rispetto ai suoi romanzi precedenti e fatte salve le differenze di genere e di tema, può essere costituito dal fatto che i luoghi descritti non sono solo elementi coreografici, ma protagonisti a pieno titolo?
Il tessuto spazio- temporale, luoghi e tempi, sono funzionali in tutto e per tutto alla storia e non sono accessori, bensì si muovono con i protagonisti, come se fossero un prolungamento della loro mente.
Un altro elemento di continuità, può essere visto nella costruzione dei personaggi, che diventano persone vive con anima, carne, sangue, sentimenti e debolezze?
Sì, e anche in questo caso, si può avere come la sensazione, che quest’anima sia una sorta di entità imperitura, che si muove fra le pieghe di un continuum spazio- temporale, e ad ogni esperienza fisica umana, fatta di sentimenti e debolezze, diventi sempre più forte, acquisendo maggiore consapevolezza di sé
Ha intenzione di proseguire e sviluppare, dopo questo primo libro, il genere thriller, horror, esoterico?
Per la verità, sì! Non posso svelare nulla, ma si tratterà di un personaggio storico, molto noto e importante. Anche qui mi allontanerò dall’iconografia classica, per creare un’inedito nel suo genere.
Può darci qualche anticipazione, in merito agli altri suoi romanzi?
Sto scrivendo il seguito di “2156. Preludio alle Guerre fra Universi” (genere Science- Fiction). Inoltre, sto raccogliendo le idee per dare anche una certa continuità al filone della saggistica, con argomento Astronomia, in particolare con riferimento all’ampia vastità delle missioni spaziali (scopi e scoperte derivate).