Tra coloro che decisero di rinunciare ai grandi numeri in favore di prodotti di qualità quello che spicca ai primi posti è sicuramente Carlo Scotti, inventore del marchio Castello.
Scotti era un tabaccaio ticinese, appassionato di tutto ciò che aveva a che fare con il tabacco e gli strumenti da fumo. Quando decise di dedicarsi in modo più diretto al mondo della pipa si trasferì nel 1947 a Cantù dove impiantò il suo primo laboratorio per la produzione delle pipe.
Da allora la sua bottega ha messo sul mercato una gran quantità di pezzi che hanno saputo affermarsi non solo in Italia per la bellezza delle forme, per la qualità delle radiche, senza mai dimenticare che le pipe sono oggetti che servono a fumare: pertanto particolare attenzione è sempre stata dedicata all’equilibrio, alla maneggevolezza e alla leggerezza. Alta qualità a un prezzo ragionevole, che ha permesso alle pipe Castello di guadagnarsi un posto di assoluto rilievo nel panorama dei produttori italiani.
Un solo appunto si può fare a queste pipe. Quando quasi tutti i produttori decisero di abbandonare l’uso dell’ebanite per la fabbricazione dei bocchini per sostituirlo con il metacrilato – materiale più resistente e meno soggetto a rotture e agli inestetismi che si producono con il trascorrere del tempo – quello scelto e mantenuto da Castello risulta piuttosto duro. Si tratta di un pregio per alcuni, che hanno così la garanzia che il bocchino non si deteriori, mentre per altri risulta poco piacevole se si ha l’abitudine di stringerlo tra i denti.
Castello si pone al vertice dei produttori che hanno trovato casa nel Varesotto, la prima regione in cui è nata e cresciuta una vera e propria “scuola” che ha aperto la strada a un gran numero di piccoli produttori.
Ma un’altra “scuola” esiste in Italia ed è quella del Pesarese al cui vertice si è posto, dal 1972 in avanti, il marchi Mastro de Paja.
Si tratta di pipe molto curate e realizzate con ottimi materiali. Le radiche venivano lasciate invecchiare anche per sette anni prima di essere lavorate, e solo i pezzi migliori venivano lucidati. Quelli imperfetti erano sabbiati o, alla peggio, rusticati. Il che consentiva a molti fumatori di acquistare pipe realizzate con la massima accuratezza senza spendere moltissimo. Per anni, infatti, le “Mastro” erano le pipe che permettevano ai cultori e ai poco più che principianti di avvicinarsi al pezzo di un grande produttore italiano senza aver dato fondo ai propri risparmi.
Tuttavia, a quanto si dice, da qualche anno la qualità della produzione è un poco scaduta. Forse ciò è dovuto al fatto che l’azienda si è orientata verso altri prodotti che con le pipe hanno a che fare solo in modo marginale: dagli articoli da regalo, agli accessori per sigaro, ai cofanetti in radica per contenere oggetti di lusso.
È vero: con la radica non si fanno solo le pipe. Ma quando penso che quel meraviglioso materiale si è trasformato in un cruscotto per auto sacrificando la nascita di un’ottima pipa, mi viene una gran malinconia.