“Sull’idroelettrico prezioso per le Alpi il Governo Draghi fa calare la scure della concorrenza, mentre per lo scandalo delle concessioni balneari un nulla di fatto. Due pesi, due misure”. Così, su Twitter, Luciano Caveri, ex europarlamentare ed ora assessore regionale della Valle d’Aosta. Tutto vero, indubbiamente. Ma non è certo una novità.
Lo si era visto con le idiozie della banda Speranza sui ristoranti aperti solo all’esterno, d’inverno, in alta quota. Lo si era visto con la riforma elettorale che penalizza le Terre Alte (in pratica le cancella dalla rappresentanza parlamentare). Lo si è visto con la proroga del superbonus per premiare i condomini delle grandi città. D’altronde se la montagna non reagisce e pensa di risolvere i propri problemi con le vuote cerimonie del 25 aprile, è inevitabile che ne approfittino quelli che guardano in avanti.
Però proprio sull’idroelettrico la Vallée ha enormi responsabilità. E non per le questioni contingenti di turbine estere o nomine strane. Bensì per aver voluto sprecare un’opportunità unica. La Valle d’Aosta è l’unica regione italiana che non solo ha una produzione di energia pulita e rinnovabile sufficiente per i propri consumi, ma può anche esportarla nel resto d’Italia.
Dunque, mentre il mondo intero si arrovella sui modi di produrre ed utilizzare energia pulita, esiste un territorio che, senza aumentare la propria produzione potrebbe trasformare tutti i consumi rendendoli ecocompatibili. Mentre, attualmente, buona parte delle vallate laterali non sono raggiunte neppure dal gasdotto e, dunque, il riscaldamento è tutto tranne che ad inquinamento zero. E questo per un motivo molto semplice: non si è voluto rendere competitivo il prezzo dell’energia prodotta in Valle. Una regione che vive di turismo non vuole assolutamente favorire i propri turisti con tariffe elettriche agevolate, ridotte.
Perché è più conveniente mantenere alti i prezzi e vendere l’energia in Italia. E chissenefrega dell’ambiente, dell’inquinamento, della transizione ecologica, dell’energia pulita. Riscaldamento con gasolio – e sulle Alpi il riscaldamento è a volte necessario persino d’estate – solo perché non si riesce più a farlo con carbone di bassa qualità. Se no si punterebbe anche su quello.
L’idea di una regione modello, virtuosa e non inquinante non piace. Meglio tanti, maledetti e subito in nome del business prima di tutto. Tanto anche in caso di concorrenza si può scommettere che i criteri non cambieranno.