La figlia di Francesco Totti e di Ilary Blasi, Chanel Totti, è finita in prima pagina sul noto settimanale Gente. Dopo la pubblicazione della rivista, sui social è scoppiata la bufera in particolar modo su Twitter.
I giornalisti di Gente hanno pensato bene di nascondere il volto di Chanel, ma di lasciare in evidenza il fondoschiena della ragazzina, paragonandolo a quello della mamma Ilary Blasi. Da qui in poi si è scatenata prontamente la polemica.
Il 23 agosto, l’ex capitano della Roma e la moglie hanno diffuso una dura nota via Instagram in cui ringraziano ironicamente la direttrice di Gente, Monica Mosca: « Ringrazio il direttore Monica Mosca per la sensibilità dimostrata mettendo in copertina il lato b di mia figlia minorenne, senza curarsi del problema sempre più evidente della sessualizzazione e mercificazione delle adolescenti». I social continuano a sfornare duri attacchi alla rivista e alla direttrice stessa, ma nessuno mette in luce la contraddizione del volto di Chanel Totti, diffuso dai genitori attraverso il loro canali social.
Tutto sembra stridere con il passato della direttrice di Gente, Monica Mosca, che spesso ha partecipato a iniziative sui diritti delle donne, come nel 2018 nel confronto tra parlamentari e giornaliste al Senato, ma numerose sono state le iniziative in tale campo. Nel 2008 aveva ricevuto il premio Aila Progetto Donna proprio per la sua attività a favore delle donne. Nel 2012, invece, è stata tra i vincitori del Cinque stelle al giornalismo. Ora duramente criticata sulla copertina per la foto di Francesco e Chanel Totti ha deciso di scusarsi per l’accaduto, respingendo però alcune delle accuse mosse nei suoi confronti: «Sono molto dispiaciuta e amareggiata per le reazioni generate dalla pubblicazione sulla copertina di Gente numero 34 della foto di Francesco Totti e della figlia Chanel, scattate in spiaggia. Come direttore ho sempre inteso valorizzare le donne e più in generale sostenere i valori della famiglia: era l’intento anche di questa pubblicazione, in cui si è voluto semplicemente ritrarre la famiglia Totti in un momento di normalità. In alcun modo, ovviamente, abbiamo mai inteso uscire da questo obiettivo».
Nella vicenda che sta destando sempre più clamore e dopo la risposta dei genitori Francesco Totti e Ilary Blasi arriva la risposta del Telefono Azzurro: “Per ogni scelta editoriale, la Carta di Treviso deve rappresentare un punto cardine. Qui si tratta di tutela dei minori: il mondo dell’informazione ha l’obbligo di schierarsi in prima linea“.
La Carta di Treviso è un insieme di principi siglati nel 1990. Nello specifico, tutela i minori e ne regolarizza i rapporti con la stampa. Dal momento in cui è stato firmato il documento: “i minorenni non possono essere intervistati in tv o radio in situazioni che possano turbare l’equilibrio psicologico o ledere la dignità di questi ultimi“.
Noi ci chiediamo se è lecito che il mondo del gossip continui a essere a caccia dello scoop del momento e annessa foto capace di catturare l’attenzione dei lettori, come successo appunto con la rivista Gente? E perché altri genitori di minorenni famose, in copertine patinate, non hanno dato adito a casi mediatici di questo genere?
Sia Francesco Totti che Ilari Blasi pubblicano spesso foto dei figli sui loro profili social. Io stessa l’anno scorso in una nota spiaggia di Formentera riconobbi Mia Facchinetti, la figlia di Alessia Marcuzzi e Francesco Facchinetti, proprio perché il viso della bambina era condiviso dai genitori dappertutto. Le potenzialità dei social network, sono davvero infinite. Sappiamo tutti che, attraverso Facebook o Twitter, si può raggiungere pressoché chiunque e in qualsiasi momento. Ma raramente pensiamo che tutto ciò possa riguardarci direttamente. Sull’onda dell’entusiasmo si pubblicano foto dei figli, senza considerare il fatto che nell’immediatezza quest’ultime siano fruibili a un numero imprecisato di utenti. Il rischio risiede proprio nella non conoscenza del mezzo: in linea di massima, è sconsigliato pubblicare le foto dei bambini sui social network ma, se si desidera comunque farlo, è necessario restringere il pubblico agli amici più stretti. Ed è altresì consigliato escludere dalla condivisione i conoscenti e gli “amici degli amici”.
Se non si pone davvero estrema attenzione alla gestione social delle immagini digitali dei bambini si possono correre rischi anche gravi. Esistono, infatti, utenti malintenzionati in grado di realizzare fotomontaggi finalizzati al consumo pedopornografico. Risulta, quindi, quanto mai essenziale non rendere “pubbliche” le immagini dei bambini sui social network. E non contano pose o tipo di abbigliamento: infatti, è bene tener presente che sono potenzialmente a rischio tutte le foto di bambini, comprese le più innocue e insospettabili. Non solo immagini dei bimbi, vi sono coloro che non tengono conto dei pericoli connessi alla geolocalizzazione e taggano luoghi (anche estremamente precisi) connessi all’abitazione o ai posti frequentati abitualmente. Tutto ciò è potenzialmente molto rischioso, soprattutto se reso “pubblico”. Per evitare questo genere di pericolo, è sufficiente evitare di utilizzare i dispositivi di localizzazione quando si condividono con gli amici foto della famiglia e dei bambini.
I bambini e i ragazzi vanno protetti con estrema attenzione evitando di diffondere qualsiasi tipo di dato sensibile attraverso i social network, sia direttamente sia indirettamente.
Io non pubblico foto delle mie figlie non perché io non le ami ma per proteggerle dal mondo malizioso del web. A maggiore ragione attuerei tali precauzioni se fossi un personaggio pubblico e famoso come Francesco Totti e Ilari Blasi.
I giganti del web dovrebbero adottare misure più rigorose per proteggere i bambini tenendo conto che ogni giorno 200.000 bambini nel mondo vanno su internet per la prima volta. Nel corso del 2017 la permanenza online in 29 paesi ha esposto il 56% di bambini in età compresa tra gli 8 e i 12 anni a cyberbullismo, dipendenza da videogiochi, minacce sessuali online ed incontri offline.
Bisognerebbe informare Totti e la Blasi che non è tanto il lato B su Gente ad avere messo a repentaglio la loro figlia Chanel (dove il volto era giustamente oscurato) dalla mercificazione adolescenziale, perché secondo l’Oms, ogni anno 200 milioni di bambini subiscono abusi sessuali, e capita sempre più frequentemente che questo abuso si svolga online o venga acquisito e distribuito illegalmente. In questo caso, internet è un fattore di abuso e sfruttamento. Il database dell’Interpool sullo sfruttamento sessuale infantile contiene oltre 1,5 milioni di immagini e video che riportano collettivamente all’abuso di oltre 19.400 minori.
Basta un bottone, e il pedofilo non deve neanche presentarsi di persona, può fare tutto da remoto. Minacciare e forzare il minore a prestarsi ad abusi attraverso la sua webcam, il suo tablet o il suo smartphone.
Ecco perché a Totti e Ilary Blasi ricorderei che l’inserimento di foto di minori sui social network costituisce comportamento potenzialmente pregiudizievole per essi in quanto ciò determina la diffusione delle immagini fra un numero indeterminato di persone, conosciute e non, le quali possono avere cattive intenzioni e avvicinarsi ai bambini dopo averli visti più volte in foto on-line. Non si può inoltre sottacere l’ulteriore pericolo costituito dalla condotta di soggetti che “taggano” le foto on-line dei minori e, con procedimenti di fotomontaggio, ne traggono materiale pedopornografico da far circolare fra gli interessati, come ripetutamente evidenziato dagli organi di polizia. Il pregiudizio per il minore è dunque insito nella diffusione della sua immagine sui social network. Il loro comportamento non è quindi meno grave della cover del settimanale Gente.