Dieci anni dopo al punto di partenza, potrebbe cantare Guccini se non fosse così imbolsito. Perché sono trascorsi 10 anni dall’intervento di Gianfranco Fini che, dalla platea e rivolto a Silvio Berlusconi intento a sproloquiare dal palco, chiese polemicamente “Che fai, mi cacci?”.
Dieci anni e non sentirli, grazie al lìder minimo che potrebbe essere l’artefice di una ritrovata alleanza tra Gianfri e Silviuccio. Nel nome di un nuovo massacro degli italiani in stile Monti.
Nella ridefinizione, inevitabile, della politica italiana, il sultano di Arcore non perde occasione per lisciare il pelo a Giuseppi, non solo per ringraziarlo per l’impegno a favore della App Immuni dove è coinvolta la famiglia Berlusconi, ma anche e soprattutto nella speranza di essere richiamato in maggioranza. Se c’è posto per i dittatorelli dello Stato Libero di Bananas ci sarà ben posto per il sultano di Arcore.
Ma è riapparso anche Fini. Riemerso dai flutti maleodoranti degli scarichi di Montecarlo e pronto a farsi inserire in una scontata lista Conte. Quando il lìder minimo deciderà che i sondaggi sono sufficientemente rassicuranti. Ovvio che, per il momento, il lìder minimo smentisca ogni ipotesi in tal senso. Ma la sua mania di protagonismo è troppo evidente per credere ad un suo ritiro dalle scene alla fine di questo spettacolo disgustoso.
Nel frattempo Fini manda avanti i suoi uomini, i reduci di Fli. Tutti impegnati a difendere i magnifici decreti, le lungimiranti misure economiche e sociali, i brillanti risultati in patria ed all’estero. “Camicie nere della rivoluzione, saluto al lìder minimo”. Eh, i ricordi non si cancellano..
Così, con le nuove aggregazioni, Silviuccio potrebbe finalmente fare squadra con il suo pupillo, Matteo Renzi, mantenendo un briciolo di differenziazione rispetto al dittatorello attuale. E Fini si dovrà rassegnare ad un ruolo da comprimario, come vice di Conte, sostenuti dal nuovo corso di Repubblica e della Busiarda. In una meravigliosa ammucchiata che magari taglierà fuori la sinistra di complemento, ridimensionerà Zingaretti che tornerà al suo naturale ruolo di ballerina di quarta fila e potrà invece premiare Franceschini che vanta comuni natali con Fini (e almeno queste radici contano ancora, dopo aver bruciato le altre).
E le destre? Come le stelle, staranno a guardare. Magari con qualche slogan nuovo, tanto per dimostrare di essersi impegnati. Magari con qualche scontro più duro e pubblico all’interno della Lega in continua scivolata. Difficile che Fdi impari a valorizzare ciò che è all’esterno del grande raccordo anulare, ancor meno credibile che le destre riunite riescano a redigere un progetto serio, di alternativa credibile. Del tutto incredibile che imparino a rinunciare all’arroganza ed alla presunzione.