Piccole e grandi manovre nello stagno della politica italiana. In vista delle elezioni regionali e soprattutto europee del prossimo anno poiché quelle autunnali in Trentino paiono non interessare nessuno dal Veneto in giù. Da un lato la pochezza – per usare un eufemismo – della proposta politica e di chi la interpreta spinge tanti a ritenere di poter rappresentare qualcosa di meglio. D’altro lato c’è la consapevolezza che per un successo anche minimo nella politica italiana non bastano le idee ma servono i soldi. Tanti soldi.
Eppure, per la felicità di albergatori e ristoratori, si moltiplicano le iniziative, gli incontri, i progetti. La politica ridotta a show di infima categoria assomiglia sempre più a quei reality televisivi dove i protagonisti sono una massa di ignoranti odiosi che permettono al pubblico a casa di sentirsi migliore. “Se in tv va quell’idiota semianalfabeta, perché non posso andarci io?”. “Se quell’imbecille fa il sottosegretario o il ministro, perché non io?”. Vale per la maggioranza e per l’opposizione.
Ma, proprio per questo, maggioranza e opposizione fanno di tutto per evitare cambiamenti. Per evitare l’ingresso sulla scena di un potenziale nuovo Berlusconi che, per decenni, ha emarginato i professionisti della politica di partito.
Così, obtorto collo, accettano che i presidenti regionali uscenti si ripresentino alla testa di formazioni personali con esponenti della società civile. Ma cercano di evitare la proliferazione di altre liste più o meno civiche. Che, poi, non significa nulla. Alternativa popolare, che Stefano Bandecchi cerca di esportare da Terni in tutta Italia, è una civica o un micropartito centrista, pronto ad allearsi con chiunque? E l’exploit di Gianni Alemanno, ex esponente di una destra sociale reietta, prelude alla creazione di un partito alternativo alla Meloni americana o è solo un modo per ottenere qualche strapuntino? Mentre il tentativo di ricreare un centro parademocristiano in vista delle regionali piemontesi si è arenato di fronte al dubbio metapolitico: “Chi mette i soldi?”.
Sul fronte opposto si moltiplicano le iniziative, nella convinzione sempre più radicata che Schlein sia il miglior regalo per la destra, ma poi non si conclude nulla, tra stupidi velleitarismi ambientalisti (a Torino non si taglia l’erba per tutelare la biodiversità) e follie a sfondo sessuale. Così si marcia sereni verso la prossima sconfitta e verso l’astensionismo da record. Tanto lo stipendio di parlamentari europei e nazionali e consiglieri regionali non cambia a seconda del numero dei votanti.