Prendi una Regione a caso. Governata dal centrodestra. Prendi un assessore alla Cultura che, a metà mandato, non ha promosso una sola iniziativa culturale che possa avere un qualche legame con l’area che ha vinto le elezioni. Metti che, in quella regione, vada al voto il Comune da cui proviene l’assessore. Metti che il leader regionale del partito che esprime l’assessore non si sia reso conto del nulla cosmico realizzato dal personaggio in questione e, convinto che si tratti di un politico vincente e carismatico, piazzi l’assessore come capolista alle elezioni comunali.
Metti che in quel comune, il cui sindaco è del medesimo partito dell’assessore, gli elettori disertino le urne e, al primo turno, risulti in testa il candidato del centrosinistra (a dimostrazione dello scarso entusiasmo suscitato dal sindaco uscente). Metti che il prestigioso assessore regionale, numero 1 in lista, non solo non risulti primo eletto, ma si piazzi in quinta posizione all’interno del proprio partito.
A questo punto che deve fare il politico che ha scelto l’assessore? Lo stesso politico che ha deciso di candidarlo in comune, lo stesso politico che l’ha imposto come capolista? E cosa deve fare l’assessore che non piace ai suoi concittadini e non rispetta la volontà degli elettori nella sua attività regionale?
In un Paese normale almeno uno dei due dovrebbe dimettersi. Per manifesta inferiorità, come nel pugilato. Con i secondi che, dall’angolo, gettano la spugna. Ma siamo in una regione italiana. Dunque vige il più classico “far finta di niente”. Una promessa, falsa come il biglietto da 7 euro e 50, di ascoltare di più gli elettori e poi tutto come prima. Eppure gli elettori si sono espressi. Sono rimasti a casa, hanno votato per un altro partito ed i fedelissimi hanno votato per un altro candidato, diverso da quello imposto come capolista.
Cosa non si è capito del messaggio degli elettori? Cosa non si è capito del messaggio degli elettori di altre città? Del messaggio per il referendum?
Ovviamente si può decidere di non vedere il messaggio, di non ascoltarlo, di ignorarlo. Di procedere per la propria strada, come se gli elettori non esistessero. Però poi non si può fingere di stupirsi quando, girandosi a guardare dietro le spalle, si scopre che non c’è più nessuno.