In un soleggiato e primaverile lunedì mattina di metà aprile, tanti ingegneri e rari umanisti si incontrano nelle magnifiche sale di Palazzo Ceriana Mayneri di Torino per un interessante aggiornamento formativo del nuovo coniato “Giornalismo dell’Innovazione”.
“Informare nella quarta rivoluzione industriale“, questo il titolo dell’incontro: l’Industria 4.0 e la rivoluzione industriale dell’interconnessione.
Espressione ormai sdoganata, se ne è qui parlato con un occhio di riserva per una comunicazione che è in sé sfida educativa e formativa. Un comunicatore cui è richiesto un passaggio obbligato dalla sola carta stampata al multimediale; un cambio di mentalità che i nuovi “operatori aumentati” sono chiamati a svolgere in nome di una “Digital transformation” che è in sé innovazione, digitalizzazione e, quindi, rivoluzione.
Catalizzatore di un pubblico numeroso e attento è stato l’ingegnere Lorenzo Ivaldi, con il quale già abbiamo avuto occasione di confrontarci, responsabile – per il Dipartimento di Ingegneria Elettrica, Elettronica, Telecomunicazioni e Navale dell’Università di Genova – fra le altre attività, di perizie a supporto del piano Impresa 4.0.
Un quadro completo, ricco di video ed esempi di buone pratiche per illustrare ciascuna delle tecnologie abilitanti del paradigma.
Advanced manufacturing: robot interconnessi e rapidamente programmabili.
Additive manufacturing: stampanti in 3D connesse a software di sviluppo digitali.
Realtà Aumentata: a supporto dei processi produttivi.
Simulation: tra macchine interconnesse per ottimizzare i processi.
Horizontal/vertical integration: al fine di integrare le informazioni lungo la catena del valore, dal fornitore al consumatore.
Industrial Internet: comunicazione multidirezionale fra processi produttivi e prodotto.
Cloud: con la gestione di elevate quantità di dati su sistemi aperti.
Cybersecurity: sicurezza durante le operazioni di Rete.
Big Data analytycs: analisi di un’ampia base di dati per ottimizzare prodotti e processi produttivi.
Una produzione che cambia: da massificazione dell’oggetto ad aumento customizzazione.
Tanti i termini citati, uno fra tutti è il più incisivo: consapevolezza. Proprio su quella consapevolezza del futuro occorre formarsi ed essere informati.
Siamo sufficientemente preparati sulla necessità di riqualificarci e riqualificare numerose figure professionali che, in futuro, verranno meno in favore di una maggiore potenza di calcolo?
Siamo consapevoli di proseguire in una direzione attualmente non sostenibile da un’economia circolare dove potenzialità, desiderabilità e sostenibilità economica si ricongiungono? Già, perché con un dato disoccupazionale che tocca, per alcune regioni, il 40% degli under 35, chi sarà in grado di acquistare questa tecnologia così avanzata?
Non resterà un mondo governato da banche e tecnocrati detentori di un assoluto monopolio per evidenti maggiori disponibilità economiche? Queste si occuperanno, come dovrebbe chi governa, del bene del cittadino o focalizzeranno le proprie energie sul concorrere a un cospicuo utile?
Non sarà un costo sociale il momento in cui la macchina sostituirà l’uomo che, a sua volta, non concorrerà più quale contribuente alle tasse? Basteranno, in quel caso, i soli oneri stabiliti per l’accesso ai mercati?
Diffondere consapevolezza, questo il ruolo del comunicatore. Oggetti, infrastrutture, certo ottimo il lavoro territoriale che Digital Innovation Hub e Competence Center svolgono quotidianamente; ma può dirsi altrettanto ottimo o puntuale il lavoro di formazione e orientamento necessari dalla giovane età dei ragazzi studenti fino alle consolidate piccole medie imprese familiari tesori della nostra economia?
Una domanda, al termine, sorge ancora: sarà necessità di tutti adeguarsi per colmare il gap di preparazione nell’ambito Information Technology? Come verranno occupate le persone con una, lecita, scarsa attitudine agli studi? Ironia della sorte, dopo una sessione mattutina trascorsa con un audio piuttosto scarso, compensato con improbabili avvicinamenti del microfono all’uscita audio del pc, mestamente, un partecipante in sala, ci fa notare l’assenza di un semplice cavo di connessione al proiettore… se volevamo scoraggiare i presenti su un futuro senza uomini ci siamo in parte riusciti ma un sorriso lo abbiamo strappato a tutti!
Photo credits by Lorenzo Ivaldi