Mentre scrivo, secondo il Calendario Romano, cade la ricorrenza di Santa Chiara d’Assisi. Al secolo Chiara degli Offredducci di famiglia nobile, che abbandonò mondo e ricchezze per seguire la strada del suo concittadino. Francesco, che, per altro nobile non era, ma ricco sì. Suo padre, ser Bernardone era uno dei più facoltosi mercanti della città umbra…
Chiara è una Santa importante. Però la si ricorda ben poco. Oscurata, forse, dalla grandezza di Francesco. E poi è andata a morire un pieno agosto… e i santi cattolici li si ricorda, e festeggia, nel giorno della morte, che rappresenterebbe, poi, l’ascesa, o rinascita, a Vita Eterna…
Ma in agosto gli italiani vanno al mare, qualcuno ai monti. Tutti. Anche i preti. E, comunque, sono in vacanza col cervello. Manco si ricordano che il 15 è L’Assunta. Che dovrebbe essere festa religiosa grandissima… figuriamoci se possono tenere a mente che l’11 ricorre la povera Santa Chiara. Mi sa che manco il Papa se la ricorda. Questo, poi… beh, lasciami perdere.
Oh che ti prende? Mi pare di sentirlo, il direttore… che mi stai diventando di colpo religioso e baciapile? Una crisi di senescenza? Un colpo di sole?
No. Tranquillo. Sono quello di sempre, scettico e, nella nostra tradizione che deriva da Dante, sostanzialmente anticlericale. Anche se io preferirei dire… ghibellino.
Però Chiara… mi piace. Così come mi piace Francesco, e l’Ordine da lui generato. Sono frati e suore… ma, almeno in origine, non sono, o meglio non erano “clericali”. Per usare una distinzione che fa, in un racconto, il Peppone di Guareschi…
Però al di là di queste simpatie “ghibelline” – in fondo i francescani sono sempre stati contro il potere temporale – la figura di Chiara mi ha sempre affascinato per il suo rapporto con Francesco.
Che è un rapporto d’amore. E questo va detto senza alcuna ambiguità o gusto per il peccaminoso.
Perché è palese che Francesco amava Chiara. E ne era, a sua volta, riamato. Un amore puro. Privo di sesso. E dove il desiderio veniva sublimato. E diveniva veicolo privilegiato dell’esperienza mistica.
Privilegiato… perché non era l’esperienza di un singolo, bensì di una coppia. Nella quale i due principi del maschile e del femminile tornavano ad incontrarsi. E armonizzarsi.
Ovvero a ritrovare quell’armonia delle origini, andata perduta. Per l’errore di Adamo ed Eva. E per la possente seduzione del Serpente.
Chiara era la Donna di Francesco. La sua “paredra”. La metà androginica perduta. Proprio come Beatrice lo sarà, poi, per Dante. Una Donna reale – Bice dei Portinari, ci dice il Boccaccio – nella quale, tuttavia, il poeta coglieva molto di più della parvenza fisica.
Quel di più, quell’essere perfetto, angelico, che solo a rari “poeti” è dato cogliere.
E Francesco era poeta. Uno dei primi poeti in quello che, sempre Dante, chiamerà il “Volgare di Sì”. L’origine della lingua italiana.
Francesco era poeta possente. Il suo “dialetto”, la parlata umbra, pastoso e vigoroso. Allo stesso tempo, delicato, dolce… ricco di sfumature.
Era, certo, poeta religioso. Il più grande che abbiamo avuto, sempre Dante a parte.
Pochi possono stare al suo confronto. Jacopone da Todi… San Giovanni della Croce… non mi vengono in mente altri.
Il suo “Laudato sii, mi Signore” risuona ancora ovunque. Non solo nella “Porziuncola” o all’Eremo. Ma in ogni anfratto della nostra lingua.
Ma da dove veniva tutta quella poesia? Doti naturali, diranno i laici… l’amor di Dio, replicheranno i religiosi…
Beh, a me piace pensare che venisse da Chiara. Così come la Commedia viene da Beatrice.
È una posizione, o, se preferite, una fantasia personale, certo.
Ma continuo a pensare che Chiara d’Assisi sia la Madre della nostra lingua. E della nostra poesia.