Poco meno di 1.500 morti sul lavoro in Italia, quest’anno. Anche se le statistiche ufficiali né indicano la metà. Mancano i lavoratori in nero, mancano i lavoratori non assicurati all’Inail, mancano i morti in itinere. Eppure l’Osservatorio nazionale di Bologna sui morti sul lavoro chiuderà il 31 dicembre 2022: “È impossibile contrastare democraticamente le lobby trasversali che controllano questo fenomeno e che raccontano una realtà minimalista inesistente, e tutto a spese degli italiani” spiega Carlo Soricelli creatore dell’Osservatorio.
Curioso, perché in Italia ci si indigna per le vittime del lavoro in Qatar ma si minimizzano le stragi dei lavoratori italiani. Si minacciano sanzioni contro Doha per aver corrotto gli europarlamentari, affinché sorvolassero sulle vittime in Qatar ma si sorvola sul disinteresse dei politici italiani di fronte ai morti quotidiani nei cantieri, nelle fabbriche, nei campi. Non c’è bisogno di corrompere i parlamentari italiani, se ne fregano senza dover essere pagati dai responsabili delle morti bianche.
Eppure il fenomeno non è certo nuovo. Ma non si fa nulla per contrastarlo. Qualche scartoffia in più da compilare e si prosegue come prima. Si pensa a nuove stangate sui divieti di sosta, per far cassa sostenendo di lottare per la sicurezza, ma si evita accuratamente di mandare in galera chi provoca morti sul lavoro, chi rovina la vita di intere famiglie, chi è responsabile di infortuni gravissimi e mutilazioni senza rimedio.
Ed allora ha ragione Soricelli. Inutile continuare a lottare contro i mulini a vento. Inutile denunciare la strage se, poi, nessuno si degna di raccontare la verità. Se, poi, nessuno si degna di intervenire per provare almeno a ridurre il numero delle vittime. Troppi interessi e troppo forti per proseguire la battaglia. Così, dal prossimo anno, il Ministero della Verità potrà raccontare che tutto va bene senza il timore di venire smentito dai dati reali contrapposti a quelli addomesticati.