Danimarca, Islanda e Norvegia sospendono l’utilizzo del vaccino AstraZeneca. Ma non sono gli unici Paesi dove crescono le perplessità nei confronti del prodotto inglese. Però, in Italia, dalla trasmissione di Palombelli parte un invito a censurare i giornalisti che osano rilevare casi di effetti gravi dei vaccini impiegati sino ad ora, cioè quelli angloamericani. Non una parola sulla campagna di stampa di Repubblica contro il vaccino russo Sputnik. Non per ragioni di efficacia – tutti gli studi, compresi quelli italiani, confermano un’efficacia superiore al 91% – ma perché Mosca potrebbe usare Sputnik per garantirsi un’immagine migliore.

Dunque, secondo il quotidiano diretto da Maurizio Molinari, è preferibile che gli italiani si ammalino e magari muoiano piuttosto di dover rivolgere un sorriso di gratitudine a Putin. La posizione zerbinata di Molinari nei confronti dei dem americani non è certo una novità. I quotidiani da lui diretti si sono trasformati nella velina di Washington. E va bene. Però ci sono dei limiti anche all’indecenza.
L’attacco della scorsa settimana contro Meloni era solo un piccolo elemento di una strategia estremamente chiara. Il dissenso nei confronti di Biden e banda non può essere tollerato. Neppure quando si riduce ad una voce sempre più flebile, con continue sviolinature per addolcire eventuali blande critiche.

E ancor più pericoloso sarebbe un inaccettabile consenso nei confronti di un vaccino realizzato dai “cattivi”. Se poi si rivelasse più efficace di quello dei liberatori, come si farebbe a nasconderlo? Meglio impedire che venga utilizzato in Italia ed in Europa. Meglio chiudere tutto, distruggere l’economia, impedire ogni forma di socialità, pur di bloccare Sputnik. Il turismo invernale ha avuto 8 giorni di apertura su 120, ma a Molinari non interessa. I ragazzi diventano sempre più tristi, ignoranti, con prospettive per il futuro disastrose. Ma a Molinari basta bloccare il vaccino russo.
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