Con l’espressione “Cile di Pinochet” si fa riferimento ad un periodo della storia del Cile caratterizzato da un regime di dittatura militare. Il periodo in questione va dal golpe di Stato del 1973, anno in cui Pinochet si conquistò il comando della giunta militare, al marzo del 1990,quando il Cile tornò, finalmente, alla democrazia.
Chi era Augusto Pinochet
Augusto Pinochet Ugarte era a capo dell’esercito di Allende quando decise di guidare il golpe che portò alla morte del presidente stesso. Di orientamento fortemente conservatore Pinochet guidò la Junta Militar dando origine ad un governo sia militarista che reazionario, sostenendo l’utilizzo delle forze armate come di un qualsiasi apparato statale, allo scopo del raggiungimento dei propri fini politici. Per quanto riguarda l’orientamento politico del suo governo, sicuramente questo era sia di stampo fortemente conservatore che anticomunista; Pinochet infatti non nascondeva la propria stima verso Francisco Franco.

Pinochet: l’inizio della vicenda
L’11 settembre 1973 Pinochet ottenne il potere tramite un sanguinoso colpo di Stato; mediante questa azione, divenne il leader della Junta Militar, ossia la Giunta Militare cilena. Parte del Parlamento cileno ed esponenti del governo americano come Nixon e Kissinger appoggiarono il golpe, con un dichiarato intento anticomunista. Ebbe così inizio una dittatura militare, in cui la giunta in questione deteneva il comando supremo dell’intera nazione. A seguito dell’ascesa al potere, Augusto Pinochet decise di bandire i partiti di Unità Popolare; tali partiti di sinistra costituivano la coalizione guidata dal precedente presidente Salvador Allende, il quale si suicidò a seguito del golpe.
Il ruolo statunitense nell’attentato
ll Progetto Fubelt
Il fatto che il governo statunitense non fosse affatto simpatizzante nei confronti del governo Allende era già ben chiaro tre anni prima del golpe; nel 1970, infatti, il governo degli Stati Uniti e la CIA avevano provato ad rovesciare il governo Allende tramite un’operazione denominata Progetto Fubelt. Tale progetto era mirato anzitutto a creare una situazione di pressione economica nei confronti del Cile, tramite un isolamento diplomatico sotteso.
Nixon e Kissinger, golpe del 1973
Nonostante alcuni documenti che dimostrerebbero il diretto coinvolgimento della CIA siano tuttora secretati, la CIA stessa rispetto al golpe avvenuto tra anni dopo dichiara di non averlo istigato direttamente, ma di esserne stata a conoscenza. Non solo: pare che la CIA fosse a contatto con dei cospiratori facenti parti dell’esercito, i quali stavano organizzando il complotto. Secondo dei documenti del Consiglio Nazionale di Sicurezza degli Stati Uniti, Kissinger avrebbe detto a Nixon che gli USA non erano direttamente coinvolti nel golpe, ma si erano prodigati per creare il più possibile delle condizioni favorevoli affinché questo si verificasse.
Il “miracolo del Cile”
Durante il governo Allende, il Paese era dilaniato da una crisi economica molto grave, caratterizzata da una crescente inflazione che stava progressivamente azzerando il potere d’acquisto dei cileni. L’avvento del governo Pinochet, caratterizzato da politiche di nazionalizzazione fortemente liberiste, fece leva su un gruppo di giovani economisti cileni, apostrofati come “Chicago boys” perché di formazione economista statunitense. Le politiche economiche portate avanti da questo gruppo, di stampo neoliberista, nazionalista e orientate al laissez-faire, provocarono una crescita economica definita dal Premio Nobel Friedman come il “miracolo del Cile“.
La dittatura militare dei desaparecidos
La storia del regime militare guidato da Pinochet gode di una triste fama: quella di essere caratterizzata dalla soppressione sistematica di qualunque forma di opposizione. I crimini iniziarono a verificarsi in concomitanza dell’avvenuto colpo di Stato; migliaia di militanti di sinistra “scomparvero” o furono uccisi, segnando l’inizio di una serie di persecuzioni. La repressione degli oppositori si tradusse, ben presto, in uno sterminio di massa. La Commissione Rettig, istituita una volta rinstaurata la democrazia, contò 3508 morti – 2.298 assassinati o giustiziati, 1.210 sparizioni forzate – oltre a 28.259 vittime di tortura e prigionieri politici.
Le pressioni esterne e la fine della dittatura
Dopo quasi 17 anni di governo, pressioni dai governi esteri spinsero il dittatore ad indire un referendum nel 1988; il 55% dei votanti si espresse contro la dittatura. Il voto fu eloquente: costrinse Pinochet alla reintroduzione della democrazia e con essa le libere elezioni, che si tennero l’anno seguente. A seguito di tale risultato, il generale rimase a capo dell’esercito cileno fino al 1998. Ottenendo il titolo di senatore a vita, Pinochet ottenne anche la garanzia dell’immunità parlamentare.
Il mandato d’arresto
Nel 1998 Garzón, giudice spagnolo, emise un mandato di cattura internazionale per Pinochet, per la scomparsa di numerosi cittadini spagnoli durante la dittatura. L’accusa era quella di crimini contro l’umanità, evasione fiscale e corruzione. Arrestato a Londra, dove si trovava per sottoporsi a cure mediche, da tale arresto Pinochet uscì illeso; a causa di motivi di salute e dell’immunità diplomatica di cui godeva in quanto ex capo di Stato, ottenne il permesso di rientrare in Cile evitando così i processi e lì vi morì d’infarto nel 2006.
Il vero Cile di Pinochet
Il “pugno di ferro di Pinochet” e la sua idea fondante secondo cui le forze armate sarebbero servite a combattere i dissidenti, furono delle costanti nel corso del Regime. Torturare gli oppositori, sia per fomentare una politica del terrore che per ottenere informazioni, era considerata la prassi. Molti fra i sequestrati furono torturati ed incarcerati e successivamente rilasciati, ma costretti all’esilio – tra questi, uno fu Luis Sepúlveda. I dissidenti che si pronunciarono pubblicamente contro il governo Pinochet, invece, furono meno fortunati; a loro toccò l’assassinio e insieme ad esso la nomea di “desaparecidos” ovvero “scomparsi”.
Mentre dinanzi alle accuse mosse dal governo britannico il generale cileno dichiarò di non aver mai comandato l’assassinio dei dissidenti, la storia racconta fatti ben diversi. I desaparecidos sono coloro che i regimi militari dell’America Latina sequestrarono e fecero sparire. Rinchiusi in segreto, donne, uomini, bambini e anziani venivano seviziati, sfruttati in campi di concentramento e costretti ai lavori forzati e uccisi nei modi più crudi. Una delle tipicità di questo fenomeno fu la segretezza con cui le forze armate operarono. Spesso, i sequestri e le uccisioni avvenivano in piena notte e in assenza di testimoni, ed altrettanto spesso le autorità non fornivano notizie alcune ai famigliari delle vittime relativamente agli arrestati e ad i capi d’imputazione, lasciando spazio ad un dolore e ad un vuoto assordante.

Il Cile però, sembra aver voltato completamente pagina; nonostante le ferite inferte dalla dittatura siano profonde, la Costituzione introdotta da Pinochet e in vigore da trent’anni circa è stata abrogata ed il lavori per l’Assemblea Costituente inizieranno nel maggio 2021, il che lascia ben sperare.