Il processo di riforma costituzionale in Cile ha subito, nel corso delle ultime settimane, una serie di intoppi legati, principalmente, alle divisioni interne alle varie anime di sinistra, partitiche e non, che hanno ottenuto numerosi seggi alle elezioni per la formazione della nuova Assemblea Costituente.
Il principale è sicuramente legato alla minoranza etnica dei mapuche che ha visto i partiti di destra scagliarsi contro la deputata Francisca Linconao per via della decisione di quest’ultima di rivolgersi all’Assemblea utilizzando sempre la lingua dei nativi, il mapundungun, pur conoscendo perfettamente lo spagnolo. Alla Linconao è mancato, però, perfino il sostegno di parte della sua comunità che sotto la sigla della “Resistenza di Malleco” ha espresso la propria contrarietà alla partecipazione per la scrittura del nuovo testo fondamentale del Paese cileno ribadendo che i mapuche “non sono indigeni del Cile, ma un altro popolo”.
Riguarda un esponente mapuche anche lo scandalo relativo alla candidatura alle elezioni presidenziali degli indipendentisti di sinistra della Lista del Pueblo che dopo aver scelto Diego Ancalao, un moderato già espressione della coalizione di centrosinistra Nueva Mayoría, si è vista coinvolta nella presentazione di firme false che hanno portato all’esclusione ufficiale della candidatura. Le frizioni interne si sono acuite portando 17 dei 24 costituenti della LdP a fondare un nuovo gruppo dal nome Pueblo Constituyente che si concentrerà solo sul lavoro dell’Assemblea senza partecipare ad altre tornate elettorali.
La sinistra partitica rischia, invece, di veder naufragare le proprie possibilità di reinsediarsi a Palacio de La Moneda dopo l’esito delle primarie. Il favorito della vigilia, già sindaco di Recoleta, Daniel Jadue del Partito Comunista è stato sconfitto da Gabriel Boric del Frente Amplio. A quest’ultimo molti degli studenti che infiammarono le proteste nell’ottobre del 2019 non perdonano l’accordo con l’attuale presidente di centrodestra Sebastián Piñera nel momento di maggior fermento delle manifestazioni di piazza e la mancata riforma del sistema universitario nel 2012 da leader del movimento studentesco.