Non c’è pace per i cittadini degli Stati sudamericani sottoposti, dai propri governi, a manovre economiche restrittive e di stampo neoliberista. Terminate le proteste popolari in Ecuador – e in attesa del voto in Bolivia, Uruguay e Argentina – è stato l’aumento del costo del trasporto pubblico a generare violente proteste popolari in Cile.
Gli aumenti decretati dall’esecutivo guidato da Sebastián Piñera hanno soffiato sul fuoco del malcontento popolare degenerato, quasi subito, in dure proteste tra manifestanti e forze dell’ordine.
L’occupazione di dodici stazioni della linea metropolitana della capitale Santiago del Cile si è conclusa con scontri e arresti oltre che con l’incendio appiccato agli ingressi delle stesse da una frangia dei partecipanti alle proteste. Dal proprio canto il ministro degli Interni, Andres Chadwick, ha condannato gli incidenti e gli atti di vandalismo mentre il summit governativo tra il ministro della Difesa Alberto Espina e il presidente Piñera ha decretato lo “stato d’emergenza” nelle province di Santiago e Chacabuco.
Si tratta della stessa misura intrapresa dal presidente ecuadoriano solo pochi giorni fa. Di pari passo con la decisione estrema, volta a sedare gli animi della mobilitazione popolare, il presidente conservatore rieletto nel dicembre 2017 si è detto pronto ad aprire un tavolo di trattative con i rappresentanti dei settori sociali colpiti dall’aumento.
Si tratta, in ogni caso, di un nuovo campanello d’allarme per i partiti di governo di destra in America latina e di un chiaro segnale di ripresa dei movimenti sociali e popolari che vent’anni fa diedero vita al ciclo del socialismo di stampo populista passato alla storia come “socialismo del XXI secolo”.
Dalle urne dei Paesi al voto potrebbe giungere un messaggio chiaro e difficile da sottovalutare per gli esecutivi dell’intero subcontinente. Tutto questo avviene, però, nel completo silenzio dei media occidentali puntuali nel fornire ogni tipo di notizia (spesso neanche documentata da fonti sicure) quando ad essere sotto accusa sono i governi rivoluzionari del Nicaragua sandinista e del Venezuela bolivariano ma restii a coprire con inviati e corrispondenti le proteste agli esecutivi vicini a Washington.