Cile, 27 febbraio 2010, ore 3:34 locali: un terremoto di magnitudo 8.8 fa tremare la terra per quasi tre minuti. La scossa, la più potente registrata in Cile dal 1960, ha causato più di 500 morti, 52 dispersi e due milioni di sfollati. Un terremoto terribile, simile a quello che qualche anno dopo avrebbe devastato Fukushima – di cui vi abbiamo parlato in questo articolo.
L’epicentro
L’epicentro è stato calcolato dell’Oceano Pacifico, al largo della costa di Maue. Le città maggiormente colpite sono state la capitale Santiago del Cile, Talcahuano, Arauco, Lota, Chiguayante, Cañete e San Antonio. Il sisma è stato anche percepito anche in molte città argentine come Buenos Aires, Cordoba, Mendoza e La Rioja.
La scossa ha innescato, inoltre, un’allerta tsunami che ha interessato ben 53 Paesi.
Danni e vittime

A Santiago del Cile, la capitale del Paese, i danni sono stati evidenti. Il terremoto ha causato in Cile il crollo di molti edifici a cui sono seguiti molti incendi. Le linee elettriche, inoltre, sono saltate e l’aeroporto internazionale è rimasto chiuso per tre giorni a seguito dei danni riportati.
A Conception, l’edificio Alto Rio è crollato a causa della forte scossa sismica. Dato l’orario del terremoto, molti dei suoi residenti sono rimasti intrappolati al suo interno: circa 70 i feriti mentre 8 i morti.

In totale, in Cile, gli edifici danneggiati dal sisma sono stati circa 500.000.
L’allarme tsunami
E’ scattato subito l’allarme nell’intero Oceano Pacifico, dal Centroamerica fino alla Polinesia. Una prima onda si è abbattuta al largo di Valparaiso, provocando molti danni e terrore sull’isola di Juan Fernandez.
L’allarme è stato lanciato per le coste del Cile e del Perù, poi esteso a Ecuador, Colombia, Antartide, Panama e Costa Rica. Infine sono state coinvolte anche tutte le coste pacifiche, ad eccezione di quelle statunitensi e canadesi.
Lo tsunami è da sempre un incubo per i cileni che vivono lungo la costa dell’Oceano Pacifico, una delle zone a rischio sismico più elevato al mondo. La paura ha messo in moto decine di migliaia di persone, in fuga verso l’interno. La paura è andata affievolendosi solo verso l’alba del 27 febbraio, anche se l’allarme è cessato definitivamente il giorno seguente per tutti i Paesi, tranne Giappone e Russia.
In linea generale la maggioranza delle onde previste come potenzialmente pericolose si sono rivelate deboli.
Solidarietà dal resto del mondo
Nonostante l’ex presidente cilena Michelle Bachelet avesse dichiarato la mancanza di necessità di aiuti dall’estero, da molte parti del pianeta, Stati Uniti ed Unione Europea compresi, sono arrivate offerte di assistenza. A questi si aggiungono Regno Unito, Cina, Singapore, Haiti e l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU).