Vi sono figure – del mito, della letteratura – che rappresentano, o meglio incarnano, archetipi. Archetipi della nostra anima, della nostra coscienza, e, se vogliamo, del nostro inconscio. Quindi della nostra Cultura. Che è cosa diversa dalla mera erudizione, da ciò che si studia e apprende a livello intellettuale. Piuttosto, un sapere che coinvolge tutto ciò che siamo. Intelletto e istinto. Psiche e corpo.
Una di queste figure è… Circe.
“Circe, prof.? E che c’azzecca?” il mezzo coatto, quello che studia almeno un poco, ed è meno tatuato della media, appare sorpreso “Ma non è quella che trasformava gli omini in porci?”
“Come se fosse difficile…” il commento della glaucopide suona acido. E amaro…. peccato, è così giovane…
Sì, proprio quella. Anche se è un luogo comune che trasformasse sempre gli uomini in maiali. In realtà provocava metamorfosi nelle più diverse forme animali.
“Diverse? Non solo in porci, prof?”
No. Non soltanto. Perché in realtà Circe non trasforma arbitrariamente. Evoca la componente animale prevalente in ogni uomo.. Perché in ogni uomo è presente una natura ferina. Anzi, l’animalità, l’essenza della natura animale è parte di noi. E però in ognuno prevale un aspetto. L’orso, il lupo…o, appunto, il maiale…
“A proffe, ma qua, con Ulisse, solo de porci se sta a parlà…”
Certo. Però altre fonti sono più precise. Tra queste anche Virgilio e Ovidio. E il mito classico trova corrispondenze, analogie in molte altre culture. Anche remote. Come quelle dei popoli del Nord America, prima della colonizzazione europea. E del loro sterminio.
“Ah, gli indiani…”
Beh, noi li chiamiamo così solo per colpa di Colombo, che sbagliò strada. O per lo meno calcoli. Ma questo sarebbe discorso troppo lungo… Comunque, la cultura degli animali totemeci è tipica delle tradizioni sciamaniche (sguardi vitrei… Un coatto biascica “scia… che ca…” Tiro avanti… ). In sostanza, ogni uomo ha, in sé, un animale con cui può identificarsi. Nel bene e nel male. Il potere di Circe è, appunto, quello di evocare, fare emergere questo… lato.
“Na carogna da niente sta Circe… Ma co’ Ulisse mica c’è riuscita…”
No. Non riesce a provocare la metamorfosi animale dell’eroe, perché… no, prima devo chiarire una cosa. Circe non è, come dici tu, una carogna. Non è malvagia, come la strega di Biancaneve. Circe è, semplicemente, la Donna.
” La Donna prof.? Ma non è una Maga?” il mezzo coatto appare stupito.
“Noi donne siamo tutte maghe, caro…” la mora dagli occhi maliziosi, che ammiccano. E il ragazzotto, a questo punto, di Circe si dimentica completamente. Diciassette anni…
Però….
Non hai tutti i torti. Circe rappresenta la femminilità, o, se vogliamo, il Femminino eterno, nella sua accezione da un lato più alta e potente, ma dall’altro anche più selvaggia e indomabile. Ed è pericolosa per questo. Perché scatena la passione, gli istinti primari dei maschi, e quelli..
“E quelli diventano porci!” il Boro si mette addirittura a grufolare. Tra le risate generali.
Sì, diventano bestie. E lei li riduce a suoi schiavi. Ad animali privi di ragione. Ma lo fa perché, in fondo, è triste. Delusa e sola…
“Delusa? Sola? Che vuol dire prof?” lo stupore prevale, negli occhi neri, sulla usuale malizia…
Vedi, Circe non è felice di esercitare su tutti gli uomini il suo potere. Perché, quando questi si trasformano in animali, lei avverte il senso di una profonda solitudine. Vorrebbe altro.
E infine, anzi finalmente, arriva Ulisse.
“E se la fa!” risate generali. Il Boro la sua zampata doveva pur darla, prima o poi. Per altro, rido anch’io… Poi…
Non è proprio esatto. Non è Ulisse che… se la fa. È lei, Circe, che gli si offre…
“E che differenza fa?” il coatto palestrato.
“Molta, cretino!” la glaucopide sempre più indignata…
Sî, molta. Perché Circe tenta di esercitare il suo potere sull’eroe, ma questi è immune, per l’aiuto di Atena, ovvero della Sapienza. E lui avanza con la spada in pugno, per ucciderla. Allora, dice Omero, Circe gli offrì il suo letto…
“E vai cor tango!” risate, ovviamente. Attendo un momento. Poi…
Sì. Vai col tango (le risate aumentano), tant’è vero che fanno addirittura un figlio, Telegono. Il “nato lontano”. Ma il punto non è questo. Circe non si offre ad Ulisse per salvarsi la vita. Lei, in fondo, non è neppure mortale. Lo fa perché, finalmente, ha trovato un Uomo capace di dominare la sua componente animale. L’uomo che, in fondo, ha sempre atteso. Perché Circe vuole essere sconfitta e conquistata. Vuole non essere più sola…
“Prof. non le sembra che questo sia un discorso un po’ troppo maschilista? Politicamente molto, ma molto scorretto…” lo dice ridendo, con gli occhi neri . E con la bocca, visto che è senza mascherina… Però lo dice. Proprio mentre suona la campanella.
Sì. È molto maschilista. E politicamente scorretto. Ma..
Non me ne frega niente!
Esco tra le ovazioni dei coatti e del Boro.