Secondo il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio uno sport individuale come lo sci non può essere vietato: gli impianti sciistici vivono di turismo
La montagna in ginocchio
La seconda ondata della pandemia non sembra voler risparmiare nessun settore. Così anche gli impianti sciistici iniziano a tremare e a temere per il proprio futuro. Quasi tutte le regioni del nord Italia si reggono particolarmente sul turismo di montagna, specie nella stagione invernale.
È evidente che una chiusura degli impianti sciistici e il divieto di praticare “gli sport sulla neve” porterebbe al crollo definitivo dell’economia delle zone di montagna. Anche Alberto Cirio, Presidente della Regione Piemonte, dice categoricamente no allo stop dello sci. In Italia sono 15.000 i maestri di sci alpino, fondo e snowboard e 380 le scuole di sci che operano sull’intero territorio. La maggior parte di questi professionisti vive solo ed esclusivamente con il reddito percepito nei cinque-sei mesi invernali di attività.
La Conferenza delle Regioni sullo stop
La Conferenza delle Regioni avrebbero approvato le linee guida sullo sci.
Il Vicepresidente, Giovanni Toti ha dichiarato che “Sarà necessario un contributo propositivo al governo per non compromettere la stagione sciistica e per non creare un danno irreversibile all’economia della montagna dei territori“. Lo stesso Toti auspica che, come già accaduto in passato, il Governo voglia condividere con le Regioni gli approfondimenti sul piano della collaborazione istituzionale nell’interesse dei cittadini. Cirio, invece, adotta una linea più dura: no allo stop dello sci a Natale o l’economia verrà distrutta.
Cirio calca la mano
Il Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, spiega a RaiNews24: “Possiamo trovare un punto di equilibrio, come stanno facendo in altri paesi. E’ uno sport e lo si può praticare in sicurezza. Si potrebbe consentire l’attività sciistica, lasciando chiusi bar e ristoranti. E’ una strada che dobbiamo percorrere insieme al Governo“. E continua: “Come sempre, bisogna cercare soluzioni di buon senso, verificare se esiste la possibilità di permettere alle attività sciistiche di funzionare pur nel rispetto, prioritario, delle condizioni di salute“.