Cari lettori,
nella serata di Martedì 22 Novembre si è svolta la preview della mostra “UN ALTRO VIAGGIO” durante la quale l’artista Ciro Palumbo ha presentato le sue opere all’interno della Galleria Ferrero di Ivrea.
Ad accogliermi è stato uno dei proprietari, Chiara Vercella Ferrero la quale, dopo avermi fatto visitare gli spazi della Galleria, mi ha presentato l’artista Ciro Palumbo, la curatrice della mostra Alessandra Redaelli ed il famoso critico d’arte Angelo Crespi.
La Galleria Ferrero nasce nel 2010 nello storico edificio di Villa Nesi ad Ivrea e propone artisti contemporanei conosciuti e riconosciuti a livello nazionale ed internazionale, promuovendo anche giovani artisti emergenti.
Dopo questo breve cenno alla Galleria passiamo alla mostra: “UN ALTRO VIAGGIO”.
Il Titolo della mostra di Palumbo principia il viaggio al femminile, concetto che in modo puntuale ha sottolineato la curatrice, e configura l’avventurarsi in un territorio che fino ad ora è stato solo bordeggiato dall’artista torinese, cioè la figura umana.
L’introduzione della figura umana, in termini quasi realistici, è un passo che porta l’artista verso una direzione differente rispetto ai precedenti lavori in cui le rappresentazioni non sono più pietrificazione delle statue o stilizzazione dei manichini. L’elemento della carne va a scardinare la rigorosità del tratto e dei colori tipici del genere metafisico e onirico e induce lo spettatore a sconfinare verso un vero e proprio realismo magico. Il rigore della tecnica abbraccia e si interseca indissolubilmente alla realtà.
Guardare un quadro di Palumbo significa viaggiare con il corpo e con lo spirito nei dedali della nostra interiorità; il percorso e la meta la decide però lo spettatore, ammirare le opere dell’artista è come l’inizio di un viaggio volto a comprendere meglio se stessi, la propria interiorità, i limiti, le paure, i punti di forza e le debolezze.
Dedicate all’artista due sale in cui sono principalmente esposti dipinti che rappresentano figure femminili; questo viaggio porta alla mente dell’artista Emma Bovary affacciata alla sua finestra. (soggetto principale dell’esposizione).
Palumbo è un esperto del viaggio, negli anni attraverso i suoi quadri e alle sue sculture ci ha raccontato di eroi partiti e mai più tornati, di poeti erranti in cerca di comprendere la vera essenza della vita, con bagagli pieni di speranze e lo sguardo nascosto dietro a pesanti occhiali. Ora è tempo, grazie al lavoro di Palumbo, di aprire la propria “valigia di cartone” e far uscire il proprio IO attraverso il proprio viaggio interiore.
E’ facile trovare raffigurate, all’interno dei suoi quadri, navi, valigie e mongolfiere. La tecnica usata dall’artista è quella della pittura ad olio con velatura, tecnica che nel corso della sua carriera ha subito molteplici mutamenti ed evoluzioni. La pittura diventa colore e immagini sedimentate. A dimostrazione di ciò in uno dei quadri della mostra è possibile notare delle applicazioni di carta in cui l’artista utilizza la tecnica del collage. Osservare i quadri di Palumbo significa lasciarsi sedurre dalla espressività pura, dai suoi colori brillanti e dai simbolismi che hanno il dono di trasportare lo spettatore letteralmente in un’altra dimensione. Nel suo percorso pittorico, in costante evoluzione, l’artista però riesce comunque a mantenere un filo conduttore coerente e logico.
Palumbo non è solo un pittore, ma di fatto un poeta che riflette, agisce e compone per coniugare metafore sull’inafferrabilità del tempo e l’incommensurabilità dello spazio, mostrando quindi la sua capacità di approfondire l’osservazione non tanto della natura, quanto delle impressioni immaginifiche che provengono dalla memoria. Le figure femminili esposte in mostra sembrano quasi uscire dalla tela, hanno linee morbide e sguardi capaci di attrarre l’anima dello spettatore e invitarlo ad intraprendere un viaggio inaspettato. Sono proprio i tratti definiti, ma composti, che ci fanno percepire appieno il concetto di figura umana, che attraverso i dipinti dell’artista trasmette allo spettatore un senso di oniricità.
Siamo spettatori e attori (con Palumbo) mentre guardiamo queste tele che mostrano i viaggi percorsi, lo spazio e il tempo, creando il dentro e il fuori, il prima e il dopo, il qui e l’altrove. Ed è in questa sintesi che la pittura trova il senso costitutivo unico della materia che ci consegna, lasciando il dialogo ancora aperto per indagare l’enigma della vita.
Consiglio la visione della mostra, non potrete che rimanere ammaliati dalle tele dell’artista e dagli sguardi sognanti delle figure femminili rappresentate.
A volte scrivere dei sogni è impossibile ma io spero di esserci riuscita. La realtà può essere sogno, basta solo avere la voglia di iniziare il viaggio.