Intervista a Claudiu Stanasel: giovane di origine rumena molto seguito sui social, 26 anni, imprenditore e consigliere comunale eletto con la Lega a Prato nel 2019.

Volto fresco e giovane, linfa vitale per il rilancio di una classe politica considerata invece sempre più vecchia e sempre meno connessa con le tematiche, i problemi e le realtà di un paese che vuole fortemente guardare al futuro dopo la crisi Coronavirus e che sente la necessità di rinnovarsi. Claudiu, al contrario, sa parlare con i giovani, sa capirne le esigenze e le difficoltà. Questo anche grazie al suo progetto “I Giovani incontrano la Politica” che lo ha portato a incontrare e a conoscere ragazzi da tutta Italia. Al telefono ha una voce sicura e tranquilla da cui traspare tutta la sua passione. Nonostante la giovane età ha già le idee chiare: insieme abbiamo parlato di lavoro, ius soli, sicurezza e futuro.
Claudiu parlaci un po’ di te. Cosa fai nella vita e quali sono i motivi del tuo
avvicinamento alla politica?
Ho 26 anni, vivo a Prato da oltre 20 anni e nella vita faccio l’imprenditore. Mi sono avvicinato alla politica all’età di 17 anni quando mi sono candidato alle elezioni studentesche dell’ITIS Buzzi, una delle scuole più importanti di Prato. Sono stato eletto come rappresentante degli studenti presso un istituto di oltre 1400 studenti. Ho iniziato quindi ad appassionarmi alla politica e a informarmi sin da subito per poter affrontare al meglio il mio ruolo. Sono stato avvicinato da vari movimenti giovanili e mi sono ritrovato a far parte di lì a poca dei giovani di Forza Italia. Ad Aprile del 2014, in seguito alla volontà di un comitato di studenti e rappresentanti degli studenti pratesi, ho deciso di candidarmi alle elezioni amministrative di quell’anno, per rappresentare i giovani.
All’età di 18 anni ho ottenuto 185 voti, 7° in classifica per numero di voti nella lista “Forza
Italia”, senza riuscire per pochi voti ad entrare in consiglio comunale. Ho iniziato quindi un
lungo percorso di attività politica come membro prima, e poi dirigente, in Forza Italia. A 20
anni ho aperto la mia attività, Aston Service s.r.l. semplificata, azienda attiva nel settore
della Logistica e del Facchinaggio che ancora oggi guido con il ruolo di Amministratore.
Il 18 dicembre 2014 ho dato vita al progetto “I Giovani incontrano la Politica”, format di
assemblee studentesche basato sul dialogo tra giovani esponenti dei principali partiti
politici italiani e gli studenti delle scuole superiori. Alla base di questo dialogo abbiamo
messo sul piatto temi nazionali di attualità e politica, confrontandoci con gli studenti e
cercando di dar loro tutti gli strumenti affinché potessero formare un primo pensiero
politico.
Questo progetto ha ottenuto l’approvazione della Regione Toscana tramite il
patrocinio del Parlamento Regionale degli Studenti della Toscana. Con questa iniziativa ho
avuto modo di visitare fino ad oggi oltre 300 scuole superiori toscane e non solo, visto che
successivamente il progetto ha raggiunto carattere nazionale e non più soltanto regionale. Il 2
Maggio 2017 sono stato nominato Responsabile Regionale Settore Scuole di Forza Italia
Giovani – Toscana, primo cittadino romeno con un incarico politico regionale in un partito
politico italiano.
Inizialmente quindi sei sceso in campo con Forza Italia. C’è una ragione particolare che ti ha portato a cambiare partito?
Forza Italia è stato il mio primo partito politico e la prima casa non si dimentica mai anche
se a volte sei costretto ad abbandonarla per andare altrove. Ho avuto modo di muovere i
miei primi passi verso la politica grazie a questo partito che mi ha permesso di fare molto
esperienze in poco tempo vivendo e facendo politica ogni giorno sul territorio. Ho avuto
modo di conoscere molti giovani come e sono fiero di aver contribuito alla creazione di un
grande movimento regionale come quello di Forza Italia Giovani in Toscana e di tutto il
grande lavoro che abbiamo portato avanti per anni. Con Forza Italia sono stato candidato
per la prima volta in vita mia alle elezioni amministrative del 2014, ottenendo ben 185 voti
senza riuscire però ad entrare in Consiglio Comunale, per pochi voti.
Ho abbandonato casa dicendo grazie e promettendomi di non guardare mai indietro né tantomeno di parlarne male, come purtroppo spesso succede quando qualcuno va altrove. Porterò sempre rispetto e gratitudine a Forza Italia per avermi dato modo di crescere e fare politica nella mia città e nella mia regione. La mia scelta di allora fu sofferta e ricordo ancora oggi quanto tempo impiegai per concretizzarla ma fu una scelta obbligata. Questo perché
Forza Italia di allora a Prato viveva una grande crisi politica e un rapido declino a causa di
scelte politiche sbagliate e della mancanza del dialogo interno, di cui nessun partito può
mai fare a meno se vuole avere un futuro.
Ho deciso di lasciare Forza Italia perché non mi ritrovavo più nel metodo e nei modi di fare attività politica che il partito portava avanti nella provincia di Prato in quegli ultimi tempi. Quella crisi ha portato il partito a non entrare in consiglio comunale in seguito al voto delle elezioni amministrative del 2019, che per la prima volta ha visto difatti Forza Italia non ottenere neanche un seggio.
Sono entrato nella Lega il 1° dicembre 2018, convinto di entrare in una squadra capace e valida, in un partito basato su ideali e valori che condividevo, con un leader concreto e pratico. Questa scelta mi ha permesso di iniziare un percorso tramite il quale ho dato vita al movimento giovanile della Lega a Prato insieme ad altri amici ma soprattutto sono riuscito ad entrare in
consiglio comunale durante le elezioni amministrative del 2019 ottenendo ben 442 voti, il
più votato di tutta la lista di candidati del partito. In seguito sono stato eletto Vice Presidente del Consiglio Comunale durante l’insediamento di quest’ultimo. Insieme abbiamo dimostrato coerenza e concretezza portando un giovane a ricoprire un incarico istituzionale importante e ottenendo un risultato straordinario che ha permesso alla nostra squadra di iniziare un percorso importante per Prato e per i suoi cittadini.
Dunque una scelta che ha ripagato. Nel 2019 sei stato il più votato della Lega a Prato con ben
442 voti e uno dei tre candidati più votati nei comuni andati al voto nel 2019 e nel 2020. Qual è il motivo di questo successo?
Io credo che alla base di questo successo ci siano due parole a me care: impegno e costanza. Nel 2014 mi candidai per la prima volta per provare a portare in consiglio un rappresentante degli studenti che puntasse a portare la voce dei giovani all’interno del consiglio comunale. Non riuscii a entrare per pochissimi voti ma quell’esperienza e quella campagna elettorale mi fecero capire che quel fallimento sarebbe stato solo l’inizio. La passione e la voglia di fare di quel gruppo che allora aveva creduto in me e le emozioni vissute durante quella mia prima campagna elettorale mi diedero una carica straordinaria, che tutt’oggi mi anima ogni giorno. Non mi piace perdere e non mi piace non tener fede alla mia parola. Per questo il giorno dopo quel fallimento feci una promessa a me stesso e a tutti coloro che avevano creduto in me: iniziare da subito a lavorare per le prossime elezioni.
Ho iniziato quindi un percorso di vita importante che mi ha permesso di fare esperienze e fare politica sul territorio portando avanti decine di iniziative e vari progetti che hanno sempre più ampliato la nostra squadra, tenendo viva la fiamma di quella promessa. Ora che ci ripenso quei cinque anni sono passati davvero velocemente e ricordo ancora le emozioni che spesso provavo e la paura di fallire che però ha sempre permesso che io restassi concentrato sull’obiettivo.
Se c’è una cosa che tanto ha contribuito a questo successo di sicuro è il progetto “I Giovani incontrano la politica” un format di dibattito interno alle scuole superiori che mi ha permesso di andare a parlare in oltre 300 scuole superiori di tutta la Toscana e anche di altre regioni, dandomi la possibilità di farmi conoscere ma soprattutto di fare esperienza e politica col pubblico più difficile di tutti: i giovani. Una magnifica esperienza che mi ha letteralmente trasformato e che ha contribuito ad avere una squadra sempre più grande e variegata, fatta sia di giovani che di meno giovani ma con uno stesso obiettivo: dimostrare che i giovani possono essere protagonisti della politica e possono esserlo ai livelli più alti delle nostre istituzioni.
Ho lavorato molto insieme alla nostra squadra negli anni prima delle elezioni del 2019, facendo
progetti su vari settori e avvalendomi spesso dell’aiuto degli allora consiglieri comunali del
centrodestra e di varie associazioni del territorio per dimostrare che potevamo fare la differenza, anche se ancora non sedevo sui banchi del consiglio in prima persona.
La campagna elettorale del 2019 è tutt’ora l’esperienza più pazza della mia vita. Mesi e mesi
di puro caos ma anche di tanta programmazione. Un lavoro eccezionale per il quale devo
ringraziare i miei colleghi e tutti coloro che hanno creduto in me. Ricordo che ogni giorno mi svegliavo la mattina alle sei e andavo a letto sempre oltre le due di notte negli ultimi due mesi, a meno di rarissime occasioni. Siamo sempre stati sul territorio facendo visita a tante associazioni e ancor più imprese, incontrando cittadini di ogni quartiere, facendo interviste ed eventi in pubblico. Non ci siamo fermati un attimo e non ci siamo risparmiati niente perché è proprio questo che ci eravamo promessi stavolta: dare il massimo e anche di più.
Il giorno in cui vidi il risultato fu la sensazione più bella della mia vita. Tanti amici, familiari, volontari, perfino sconosciuti, vennero a quello che era stato per mesi il nostro comitato elettorale per festeggiare. Ogni giorno, da allora, ho vissuto questa esperienza dando il massimo, fiero di quanto siamo riusciti a fare e grato per il grande supporto e la fiducia che tanti cittadini pratesi hanno riposto in un ragazzo romeno di 24 anni. Quel giorno ci siamo fatti una nuova promessa e stavolta puntiamo ad un obiettivo ancora più grande, convinti che con la nostra squadra niente sia impossibile se dietro ci sono impegno e costanza.

Sei un cittadino rumeno ben inserito nel tessuto sociale italiano. Il dibattito sullo
ius soli è da sempre terreno di scontro tra destra e sinistra. Cosa ne pensi tu?
Questa è una tematica che ho particolarmente a cuore e che per tanti anni ho discusso e
sulla quale mi sono confrontato sia con avversari politici che con colleghi di partito, sia con
giovani che con meno giovani, cercando sempre di portare la mia esperienza personale e
l’onestà intellettuale in cui credo da sempre. Sono contrario allo ius soli per vari motivi ma
c’è un motivo in particolare che mi ha sempre visto contrario a questa proposta della
sinistra e cioè quello che la proposta rappresenta: un tentativo puramente elettorale che non punta a risolvere il vero problema bensì prende la strada più facile puntando su emozioni e sentimenti, senza guardare in maniera oggettiva al problema per trovare le migliori soluzioni nell’interesse di tutti e non solo di qualcuno.
Mi spiego meglio. Partiamo del presupposto che per quanto mi riguarda questo concetto e le mie idee su questa specifica tematica le applicherei ovunque, che sia l’Italia, la Romania o qualsiasi altro Paese. La cittadinanza è un atto che racchiude valori e ideali per cui i nostri predecessori si sono battuti e per questo merita rispetto. Non è solamente un foglio di carta né tantomeno uno strumento per un fine. Diventare cittadini di un Paese dev’essere una conquista, un merito e il giusto riconoscimento di un percorso di integrazione condotto al meglio delle
proprie possibilità perché essere cittadino di un paese dev’essere un orgoglio di cui andare fieri. La cittadinanza va dunque scelta, con maturità e consapevolezza e per ottenerla servono impegno e costanza. Detto questo ed analizzando la situazione odierna senza la retorica vergognosa che PD e compagni hanno utilizzato in questi anni per tenere viva questa discussione relativo alla proposta dello ius soli, possiamo analizzare l’attuale legge in vigore con oggettività.
L’ipocrisia della sinistra ha raggiunto il suo culmine quando nel dicembre 2017 è saltato il voto in Senato sulla relativa proposta a causa della mancanza del numero legale che ha visto tra gli assenti al voto anche molti sostenitori dello ius soli. Una cosa è la propaganda e una cosa è il voto o la presenza in aula. Fatta questa piccola parentesi per chiarire come stanno le cose a sinistra su questa tematica, io ho sempre detto che l’attuale legge per com’è oggi dev’essere migliorata se l’intento è quello di fare seriamente un lavoro che migliori il percorso dell’acquisizione della cittadinanza italiana.
Il problema principale dell’attuale legge è legato alla burocrazia e ai tempi troppo lunghi che portano a diversi anni per l’ottenimento della cittadinanza. Su questo problema è possibile lavorare riducendo sia la burocrazia ma soprattutto i tempi per l’ottenimento della cittadinanza ed inoltre credo che sia giusto rendere questo percorso un servizio gratuito tagliando i costi dei richiedenti, se si vuol raggiungere una miglior equità sociale. Per quanto concerne il resto dell’attuale legge in vigore io credo che vi siano ulteriori margini di miglioramento se ben analizzati ma che il concetto di base sia da mantenere così com’è nella sua forma odierna.
A 18 anni ciascun giovane di origini straniere può far richiesta per diventare cittadino italiano e lo considero giusto in quanto soltanto a quell’età può innanzitutto fare una scelta e non avere
una imposizione basata sul luogo della nascita ma soprattutto soltanto in seguito ad un
percorso scolastico può davvero comprendere cosa significa la cittadinanza italiana studiando la cultura, la storia, la tradizione e i valori di questo paese.
In Italia oggi vengono garantiti tutti i diritti fondamentali ai bambini con cittadinanza straniera, a dispetto di quanto spesso ho sentito dire dai sostenitori dello ius soli e questo ci tengo a dirlo perché io sono abituato a risolvere i problemi partendo dallo stato reale delle cose e osservando il tutto con oggettività per portare le migliori soluzioni. Lo dico da giovane e da cittadino
romeno che vive in Italia da oltre 20 anni e che crede in questo paese e nel valore della
cittadinanza italiana, per la quale ho fatto richiesta e che spero di poter presto ricevere a
coronamento di un percorso di vita che mi ha fatto capire cosa significa l’essere cittadino
italiano.
Sei un ragazzo molto giovane. Sei stato eletto a 24 anni e oggi ne hai 26. Si potrebbe dire che hai quasi bruciato tutte le tappe. Sei l’eccezione che conferma la regola o in politica c’è spazio anche per i giovani? Cosa diresti ai ragazzi per riavvicinarli a questo mondo?
Il mio incontro con la politica è stato come un amore a prima vista, nato per caso e
scoppiato in maniera straordinaria. Ho capito che era ciò che faceva per me quando per la
prima volta, a 17 anni, parlai in pubblico davanti ad oltre 1.600 studenti, riscuotendo con
poche parole un successo mai visto durante un’elezione studentesca nella mia scuola. Non ricordo cosa dissi sinceramente ma non dimenticherò mai gli sguardi attenti e pieni di
grinta, gli applausi e le grida ad ogni pausa che facevo durante il mio discorso e quella
sensazione che ebbi come se il tempo si fosse fermato mentre parlavo a braccio per
presentarmi alla scuola.
Negli anni poi ho capito veramente la politica e quell’amore l’ho coltivato ed è cresciuto sempre di più tanto che ormai ammetto che non potrei proprio farne a meno. La politica mi regala esperienze che nessun’altra passione potrà mai farmi vivere. Mi ha insegnato tanto e mi ha permesso di crescere e maturare, formarmi e capire molto sia sugli altri che su me stesso. In questi ultimi anni ho parlato come ospite nelle scuole, ad università, per convegni o eventi di partito o di varie associazioni, cercando sempre di far capire che la politica va amata perché è l’unica scienza che plasma il nostro futuro.
Lo spazio in politica è sempre meno per tutti in seguito alle recenti riforme e ai cambiamenti che la politica italiana ha vissuto negli ultimi anni ma lo spazio si crea o si conquista col lavoro duro e il merito. I giovani devono e possono essere protagonisti della politica e delle istituzioni ed è proprio questo che oggi manca perché sebbene ci siano tanti giovani come me che hanno raggiunto incarichi o ruoli ancor più importanti o fatto iniziative o progetti ancor più utili, c’è sempre un muro tra i giovani e la politica. Questo muro possiamo distruggerlo soltanto noi, con impegno e costanza, passione e dedizione.
Io credo nei giovani e non lo dico con la finta retorica che tante volte abbiamo ascoltato da
molti politici ma perché l’ho vissuto confrontandomi su temi di attualità e politica con
migliaia di ragazzi come me in tutta Italia e ho capito una cosa: i giovani sono incuriositi
dalla politica. Noi possiamo fare la differenza entrando nei partiti politici, qualsiasi essi
siano e lottando dall’interno per cambiarli e renderli la versione migliore di loro stessi,
facendo squadra tra noi e portando avanti i migliori tra noi perché il concetto di meritocrazia deve essere alla base di ogni partito politico.
La vera rivoluzione della politica possiamo farla solamente noi ma per farlo dobbiamo mettere da parte protagonismi ed egoismi inutili ma puntare sulla sana competizione e sul lavoro di squadra come mezzo per portare a casa risultati concreti perché oggi questo è ciò che tutti i cittadini chiedono a questa politica fatta di molti discorsi e pochi fatti. Ho sempre detto ai giovani di credere nella politica e di informarsi perché soltanto così potranno sviluppare un pensiero critico e capire cosa vogliono dalla politica e che ruolo vogliono ritagliarsi nella rivoluzione della politica. Abbiamo la possibilità di diventare la generazione che ha dato vita alla rinascita della politica italiana ma sta soltanto a noi prendere le redini di questa rivoluzione e io
sono convinto che possiamo veramente farcela.

Parliamo di Prato. Città più multietnica d’Italia con oltre 125 etnie diverse, vanta una delle comunità cinesi più grandi del nostro paese, è la terza città del centro Italia per numero di abitanti. Contemporaneamente, con una media di 36 reati al giorno, Prato è la terza provincia d’Italia per numero di rapine e stupefacenti, quarta per numero di scippi e rapine in casa, sesta per spaccio di droga. C’è un problema di sicurezza? Dove e come bisognerebbe intervenire per arginare la criminalità strutturale della provincia?
Prato è la città più multietnica d’Italia, una fonte di occasioni e possibilità oltre che un polo
di interesse per sempre più investitori. Ho sempre creduto che questa città possa un
giorno diventare il faro della giusta integrazione e convivenza tra popoli e culture differenti
sulla base di uguali diritti ma anche uguali doveri. Un sogno che però non rispecchia la
realtà in cui oggi vive il nostro territorio in seguito a scelte politiche sbagliate portate avanti
per molti anni dalla sinistra che qui ha sempre governato se non per una breve pausa di 5
anni, che poco è servita per cambiare la drammatica situazione in cui viviamo.
Alla base di un percorso di integrazione ci sono sia aspetti positivi che aspetti negativi,
indipendentemente dalla comunità di cui vogliamo parlare ma il vero dramma si presenta
quanto questo percorso diventa un grande problema per il resto della collettività ed è ciò è
successo qui a Prato a causa dell’incapacità che il PD ha dimostrato nella gestione di
questo fenomeno sul nostro territorio. Nella classifica annuale della qualità di vita delle
province italiane Prato ormai ogni anno ottiene risultati molto negativi in ambito di giustizia
e sicurezza, mettendo in mostra il risultato fallimentare nella gestione del processo di
integrazione di varie comunità, prima fra tutte quella cinese. Il finto buonismo e le ridicole
politiche di inclusione portate avanti in questi anni, oltre allo sperpero di denaro pubblico fatti dal PD nel tentativo di fare percorsi che migliorassero l’esito di quel percorso di integrazione si
sono rivelati fallimentari. Va comunque detto che alcuni piccoli passi in avanti diverse
comunità di stranieri le hanno fatte ma non lo si deve certo a tutto questo bensì alle nuove
generazioni che stanno provando dall’interno a cambiare le proprie comunità.
L’assenza delle istituzioni però si sente e se ne vedono gli effetti visto che sempre di più la nostra città passa alla ribalta nazionale per problemi legati all’illegalità e all’insicurezza che ormai regna sovrana in molte zone della nostra città. Prato ha bisogno di una ricetta unica in
quanto il nostro territorio per tutte le sue caratteristiche è unico egli stesso in tutto il
panorama italiano. Un lavoro di squadra tra istituzioni e forze dell’ordine ad ogni livello e
che possa essere portato avanti con tutti gli strumenti necessari ed utili alla causa. Le
carenze di personale delle forze dell’ordine così come la vergognosa situazione in cui vige da
anni il tribunale e anche altre realtà che sono importanti protagoniste in questo percorso
di integrazione e sicurezza si trovano oggi in condizioni pietose.
Quando parliamo di Prato dobbiamo parlare di distretto tessile in quanto il nostro territorio basa ancora oggi il grosso del suo tessuto economico su questo settore ed è proprio da qui che dobbiamo partire ma per farlo ormai è palese che gli strumenti finora utilizzati non sono stati molto validi ed uno è dei principali motivi è il fatto che le istituzioni Comune, Provincia, Regione e Governo non sono mai riusciti pienamente a lavorare in sincronia per risolvere i problemi del nostro territorio.
I partiti devono lavorare di squadra e chi governa ad ogni livello deve mettersi al tavolo con tutte le realtà comprese le opposizioni se l’obiettivo reale è quello di migliorare la situazione attuale. Il PD deve mettere da parte l’arroganza e dimostrarsi umile e rispettoso di chiunque e dei propri avversari politici perché quando si parla del futuro del territorio bisogna saper fare squadra e lavorare con lo stesso medesimo intento. Noi abbiamo fatto decine di proposte in questi anni in materia di sicurezza ma mai neanche una è stata approvata per partito preso e questo è sbagliato perché così non si fa l’interesse della città. Un maggior numero di personale alle forze dell’ordine, un sistema migliore di videosorveglianza, i vigili di quartiere, l’uso dell’esercito a fianco delle forze dell’ordine, un rinnovamento delle dotazioni e delle strumentazioni delle forze dell’ordine del nostro territorio e molte altre ancora sono state le proposte fatte dal centrodestra.
Il problema principale resta l’attuale legislazione nazionale che lascia troppi spazi a coloro
che vivono nell’illegalità, soprattutto per quanto concerne il lavoro, fonte principale da cui derivano molti dei mali del nostro territorio. Prato può diventare il faro per tutta Italia ma
per fare questo le varie istituzioni e i vari partiti devono lavorare di squadra suddividendo
l’azione su due fronti: quello locale e quello nazionale perché come fatto finora abbiamo
visto che non si va da nessuna parte. Noi continueremo ad essere propositivi come
abbiamo sempre fatto ma adesso più che mai, in vista anche dei fondi che arriveranno in
Italia dall’Europa, abbiamo la più grande occasione che il nostro territorio abbia mai avuto:
sta a noi coglierla. Noi del centrodestra ci faremo trovare pronti, staremo a
vedere se almeno questa volta il PD e i propri compagni metteranno al primo posto il bene
del territorio e il suo futuro.
Negli ultimi tempi, la provincia di Prato (Oste Montemurlo) è tristemente nota per la morte di Luana D’Orazio, operaia di 22 anni e madre di un bambino di 5. Mentre si aspetta che gli inquirenti finiscano le indagini: come si risolve il problema della sicurezza sul lavoro, non solo a Prato ma in tutta Italia?

La vicenda di Luana D’Orazio ha riportato l’attenzione nazionale su quello che è uno dei più grandi problemi del nostro territorio: il lavoro. Prato è stata per decenni un grande centro industriale e un polo economico che tutti ci invidiavano non solo in Italia ma in tutta Europa vista la grande capacità, l’esperienza e la storia che il nostro territorio ha nel settore tessile. Di casi come questo ce ne sono stati molti in questi ultimi anni e temo che non saranno gli ultimi se non ci sarà un vero e proprio cambio di passo basato su politiche del tutto differenti da quelle portate avanti sul nostro territorio ed in parte anche a livello nazionale. Prato ha un grande problema legato all’illegalità che circonda tutto il lavoro sul territorio con l’aggiunta di infiltrazioni mafiose e una comunità cinese che ancora oggi non si è integrata. Problemi e situazioni critiche che da anni come centrodestra abbiamo cercato di mettere al centro della discussione politica del nostro territorio sulle quali il PD ha sempre evitato un serio impegno nella speranza di mettere la parola fine a questa situazione tragica in cui viviamo da troppo tempo. L’Italia a livello nazionale ha bisogno di una seria riforma del lavoro basata su migliori contratti nazionali, su migliori condizioni igieniche e di sicurezza sul lavoro, così come una riforma fiscale che aiuti concretamente gli imprenditori corretti e che combatta realmente quelli disonesti, con nuovi strumenti e nuove legislazioni che puntino su una minor burocrazia e una maggiore concretezza e rapidità.
Prato ha invece bisogno di una ricetta speciale vista l’unicità del nostro territorio che ha bisogno di un impegno ancor più forte affinché tutta questa situazione possa vedere la fine. Applicare le leggi antimafia, che riconoscano l’associazione a delinquere, e adottare nuove norme contro il riciclaggio di denaro nei confronti delle aziende irregolari cinesi così come aumentare drasticamente i controlli ed avere una nuova legislazione che impedisca a coloro che chiudono ieri di poter riaprire di nuovo oggi sotto altro nome, favorendo la lotta che le forze dell’ordine portano avanti ogni giorno. La ricetta la conosciamo bene tutti ma il problema vero è che non c’è ad oggi la vera volontà politica di risolvere il problema Prato e i problemi che città simili alla nostra hanno anch’esse sui loro territori. Non esistono più scuse perché troppo tempo è stato perso e la politica ha perso occasioni per poter risolvere questo genere di situazioni che si possono risolvere. Per farlo però servono lavoro di squadra e serietà. Ho la massima fiducia
nelle forze dell’ordine come negli esperti del mondo del lavoro: sta alla politica metterli in
condizioni di far bene il proprio lavoro, dando loro nuovi strumenti e nuove leggi che li aiutino nella battaglia contro l’illegalità nel mondo del lavoro.