Il 2022 potrebbe essere l’anno della svolta, storica, per la politica colombiana. Dopo la caduta della costa pacifica che ha incoronato per la prima volta alla presidenza della Repubblica di Perù e Cile un esponente della sinistra rivoluzionaria potrebbe capitolare anche la roccaforte liberista del Sudamerica.
Da sempre considerata il piede d’appoggio nel subcontinente per gli Usa la nazione colombiana si avvicina alle date che la coinvolgeranno nel rinnovo del Parlamento (domenica 13 marzo) e della massima carica istituzionale del Paese (domenica 29 maggio).
La grande novità indicata da tutte le case sondaggistiche è data dall’attuale vantaggio dell’ex guerrigliero dell’M-19 Gustavo Petro uscito sconfitto solamente al ballottaggio quattro anni fa.
Le pessime politiche, con tanto di accelerazioni in ambito fiscale e privatizzazioni selvagge, dell’attuale inquilino del palazzo presidenziale e i guai giudiziari dell’ex presidente e uomo forte della destra liberale Alvaro Uribe hanno fatto crollare il consenso nei partiti storici della nazione tanto che l’uscente Ivan Duque non dovrebbe nemmeno ripresentarsi agli elettori nonostante la possibilità, prevista dalla Costituzione del Paese, di concorrere per un secondo mandato consecutivo.
Il Centro Democrático, che a dispetto del nome è su posizioni fortemente conservatrici, vorrebbe puntare sull’ex ministro delle Finanze Oscar Ivan Zuluaga, già battuto nel 2014 da Juan Manuel Santos. Attualmente, però, Zuluaga secondo un sondaggio realizzato dall’Istituto Invamer si assesterebbe solamente al quarto posto col magro bottino del 13% di consensi.
Nettamente in testa per tutte le case sondaggistiche Gustavo Petro, già sindaco della capitale Bogotà: è accreditato di più del 40% e punta decisamente a chiudere la partita al primo turno per evitare l’effetto Marine Le Pen con il riversarsi dell’intero emiciclo parlamentare sul suo sfidante al secondo turno.
Alle sue spalle, però, attualmente ci sarebbe Sergio Fajardo, espressione più moderata ma comunque di sinistra, già candidato alla vicepresidenza nel 2010 in tandem con Antanas Mockus e alla presidenza nel 2018 quando sfiorò il secondo turno posizionandosi ad appena un punto e mezzo da Petro.
Ex sindaco di Medellín e già governatore di Antioquia, Fajardo arriverebbe al 18% più che doppiato da Petro.
In ogni caso la prima sfida per Colombia Humana, la coalizione a sostegno di Petro, sarà quella di ottenere un buon risultato a marzo per scongiurare la situazione venutasi a creare in Cile e Perù dove i presidenti si troveranno a dover combattere l’approvazione di ogni singolo provvedimento legislativo per via del mancato ottenimento della maggioranza parlamentare.
Nel suo programma elettorale il sessantunenne ha inserito l’aumento del salario minimo e una frenata allo sfruttamento petrolifero e minerario, punti programmatici che lo hanno già reso “il leader più a sinistra nella storia del Paese, in un momento in cui la sinistra sta (collezionando) vittorie in tutto il Sud America” secondo il New York Times.
Completa il quadro la scelta della coalizione di Centro Esperanza che ha optato per l’ex ministro della Salute Alejandro Gaviria.