Le elezioni legislative in Colombia rappresentano un antipasto del voto per la presidenza della Repubblica. A due mesi e mezzo dal 29 maggio, data nella quale i colombiani saranno chiamati ad esprimersi per eleggere il nuovo inquilino della Casa de Nariño, il voto per i nuovi membri di Camera e Senato ha generato alcune novità ma anche tante conferme.
L’exploit della sinistra nell’unico Paese sudamericano in cui nemmeno nel corso dell’ondata populista si è avuto un avvicendamento al potere è stato confermato dalla grande partecipazione alle primarie della coalizione Pacto Històrico ma si è ridotto nel voto per le parlamentari.
Sono ben sei milioni i cittadini che hanno deciso di esprimersi sulla contesa interna alla coalizione progressista che ha sancito il trionfo di Gustavo Petro. L’ex militante dell’M-19 e già candidato alla massima carica istituzionale del Paese quattro anni fa, quando perse al ballottaggio, ha ottenuto quattro milioni e mezzo di voti pari all’80% dei consensi e si pone come il grande favorito anche per un’ipotetica vittoria al primo turno. Alle sue spalle, in ottica futura, non è da sottovalutare il 14% di Francia Márquez, trentanovenne afro-discendente attiva in ambito sociale ed ecologista.
Nelle concomitanti votazioni per le Camere della nazione sudamericana i progressisti hanno raggiunto il primo posto per la prima volta nella storia ma con il 14,1% sono lontani dalla maggioranza. Su un totale di 188 deputati e 108 senatori Petro, infatti, ne guiderà 25 alla Camera 17 al Senato. A tal proposito l’ex sindaco di Bogotà ha già chiesto la convergenza delle forze di sinistra (tra le quali potrebbero esserci anche quelle di Comunes, la sigla politica dell’ex movimento guerrigliero delle Farc) per arrivare ad una maggioranza relativa.
Resistono posizionandosi di poco alle spalle di Pacto Històrico il Partido Conservador con il 13,6% e quello Liberale col 12,7% mentre i moderati dell’Alianza Verde e Centro Esperanza si posizionano a cavallo del 12%. Con 57 seggi alla Camera e 31 al Senato i due partiti di centrodestra potranno rendere difficile la vita ad un eventuale esecutivo progressista fornendo a verdi e moderati il ruolo di ago della bilancia.
Nelle altre elezioni primarie sono stati due ex sindaci di Medellín, la seconda città della Colombia, ad ottenere il via libera per la competizione di fine maggio. Si tratta di Federico Gutiérrez per la coalizione di centrodestra Equipo Por Colombia e Sergio Fajardo per Centro Esperanza. Il primo con due milioni di voti ha superato il 54% nella coalizione di cui fanno parte gli storici partiti “de la U” e quello conservatore, il secondo si è dovuto accontentare di poco meno di 700 000 preferenze accreditandosi con il 33% contro il 22% del principale sfidante interno, il liberale Juan Manuel Galán.
Possibili outsider saranno gli altri otto candidati che hanno evitato il passaggio delle primarie fra i quali figurano: Ingrid Betancourt, in passato lungamente ostaggio delle Farc, e Óscar Iván Zuluaga, espressione dell’uribismo attualmente al governo che ha deciso di puntare sull’ex ministro delle Finanze piuttosto che riproporre l’uscente Iván Duque la cui popolarità è giunta al minimo storico.