Non c’è niente da fare. È più forte di lui. L’idea di poter assestare un colpo all’ambiente, alla tutela del paesaggio lo rende felice come un trenino trovato sotto l’albero di Natale dai bambini di un tempo lontano o come l’ultimo modello di smartphone fatto arrivare con Amazon a Natale per i bambini di oggi. Marco Gabusi, assessore regionale piemontese alla (teorica) difesa del suolo, aveva gli occhi che brillavano mentre annunciava il progetto della realizzazione di grandi invasi per combattere la siccità.
Opere probabilmente indispensabili, ma lui ha dovuto aggiungere, con una soddisfazione per nulla celata, che finalmente potevano essere superati tutti gli ostacoli posti in nome della tutela dell’ambiente. Gaudeamus igitur.. Senza esagerare perché, per il momento, bisognerà accontentarsi di mini invasi aziendali. Che trattengono l’acqua ma senza avere un impatto devastante sul paesaggio. Insomma, bisognerà aspettare per godere davvero.
Nel frattempo, però, si possono persino mettere in cantiere opere ad impatto zero, come quelle sperimentate in un tratto dell’autostrada Torino-Milano per raccogliere l’acqua piovana in strutture sotterranee.
Perché, al di là delle fobie di Gabusi per l’ambiente, qualcosa si dovrà pur fare per garantire le risorse idriche sempre più scarse. L’acqua che si riesce a trattenere è pari all’11% del totale delle precipitazioni. Troppo poco. E si comincia a pensare a quali usi destinare le risorse. Acqua da bere, innanzitutto. E poi per l’ambiente e l’agricoltura. Ma sarà sufficiente anche per l’energia idroelettrica?
Se ne riparlerà il 20 marzo in un convegno a Vercelli per celebrare la bonifica del territorio. Un’iniziativa che parte da Cavour e che è stata portata a termine in epoca fascista. Quando il problema era l’eccesso di acque e, dunque, si interveniva per affrontare i problemi di allora. Senza pensare che, un secolo dopo, sarebbe arrivato qualcuno ad indignarsi per lo sterminio delle povere zanzare. O qualcun altro che ama trastullarsi scavando ovunque mega buche.