Su MF un interessante articolo riportava uno studio internazionale su come si vivrà dopo il virus. Le prospettive non sono proprio buone. Anzi, sono pessime.
Al di là delle analisi che ricordano Maria Antonietta (si andrà meno in palestra ma nessun problema: si acquisteranno gli attrezzi per farsi una palestra in quelle 3 o 4 camere libere in casa, di fianco alla piscina), è l’idea di libertà che viene drammaticamente stravolta.
Perché, come è stato pubblicato nei giorni scorsi su Electomag, finita l’emergenza coronavirus arriverà una nuova epidemia, o forse ci sarà un ritorno del coronavirus in forme differenti. Un mondo assurdamente globalizzato, follemente inquinato, sarà sempre più soggetto a disastri. E la risposta sarà sempre la stessa: più controlli, più regole, meno libertà.
E se gli anglosassoni evidenziano i rischi, gli italiani si sono già consegnati, mani e piedi legati, ai carnefici della libertà. “Lasciamo fare a chi è più preparato”. Già, ma quello preparato è il presidente della Regione Toscana che sosteneva che i contagi erano un’invenzione dei fascioleghisti? Che tranquillizzava spiegando che l’antifascismo avrebbe fermato ogni virus? Se questi sono i “preparati”, forse è meglio affidarsi agli ignoranti.
Ma su un’emergenza che si trasforma in quotidianità, ci si può affidare alla libera interpretazione dei custodi dell’ordine? Quelli che sanzionano chi osa andare nella propria campagna per rifornirsi di generi alimentari perché i prodotti vanno acquistati al supermercato? La differenza tra l’acquisto e il consumo gratuito dei propri prodotti la paga il sanzionatore? Ci si deve affidare a chi, senza conoscere minimamente il funzionamento di altre attività lavorative, decide se il lavoro può essere svolto da casa oppure no?
L’importante, per un popolo terrorizzato, è impedire tutto. Che nessuno lavori, che nessuno si diverta, che nessuno esca. Tanto è solo per due settimane. No, non è per due settimane. La chiusura proseguirà dopo il 25 marzo, come indicato dal decreto, ed anche dopo il 3 aprile. Vacanze di Pasqua? In casa. E saranno contingentate quelle estive. Sarà distrutta l’economia e, a quel punto, non ci saranno più i soldi per la sanità. Si potranno curare solo i più ricchi, quelli che hanno piscina e palestra in casa. Gli altri si ammaleranno di più perché saranno privati anche dei benefici del sole, dell’aria marina, di quella montana.
Ma va bene così, perché ce lo chiedono quelli preparati.
Lo studio pubblicato da MF anticipa un mondo dove i ristoranti saranno una rarità, dove il cinema costerà una fortuna, dove l’accesso al bar sarà riservato a chi sarà costantemente controllato dal potere attraverso lo smartphone. Basta con i viaggi, con il turismo. Basta con i rapporti sociali, ridotti almeno del 75%. Un mondo di abbrutiti, isolati, sottopagati. Un mondo di spie che controllano i vicini e li denunciano se escono di casa. Coraggio, in Italia siamo già sulla strada giusta.
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Purtroppo Augusto questo è quanto rabbrividendo racconta Orwell anticipando i tempi, forse c’erano già i semi. La storia di Orwell è come un cul de sac, senza vie di fuga. Ma la storia umana insegna che c’è la possibilità di riscattarsi, ma una società che non prende coscienza della distruttività di questo neoliberismo, che non percepisce il proprio essere spenta non essendo più abituata ad emozionarsi in un contesto dove tutto è di plastica, resterà schiava, a meno che non ci sia un traghettatore che ci porti verso la locanda di Brea e poi verso una nuova ripartenza. Se riusciremo a nutrirci di pensiero, invece che di cibi spazzatura e artefatti, che ci rendono vulnerabili ai virus, se presteremo più attenzione e rispetto a una natura che esiste da prima di noi e ci indica la via, se torneremo alla comunità, anche interiore, viste le restrizioni e sapremo capaci di educare contro corrente, magari potremo costruire una nuova arca di Noè.