Commercianti ed assessori uniti – su invito della presidente dell’Ascom, Maria Luisa Coppa – per individuare i criteri del nuovo piano regolatore di Torino, destinato a sostituire quello attuale, basato su idee e realtà di quasi 40 anni orsono. E dal confronto emergono progetti condivisi e, soprattutto, obiettivi condivisi. Che, tuttavia, trascurano uno degli elementi fondamentali: il motivo del declino della città. Un declino che sfugge all’assessore Paolo Chiavarino, evidentemente vittima di un colpo di sole, ma non al suo collega Paolo Mazzoleni che assicura che Torino è “sana” ma ammette anche che è “stanca e stagnante”.
Dunque il piano regolatore, grazie anche a 4 miliardi di fondi pubblici, dovrà consentire di disegnare una città sostenibile e inclusiva (con tutti i bla bla del politicamente corretto), ma soprattutto “molteplice”. Che, in questo caso, non significa le solite banalità legate all’accoglienza bensì una città in cui il turismo possa convivere con la manifattura, la cultura con il commercio. E sino a qui, tutto bene e tutti d’accordo.
Qualche dubbio in più, anche da parte di Mazzoleni, sulla “città in 15 minuti” che rischia di assomigliare ad un ghetto realizzato per accontentare i gretini. Quelli che strillano se usi l’auto per attraversare la città ed andare in vacanza ma, ha ricordato Coppa, stanno zitti di fronte a colossali costruzioni destinate ad ospitare l’ennesimo centro commerciale.
Ma l’obiettivo comune è combattere la desertificazione commerciale, la perdita di popolazione, la fuga inarrestabile di giovani torinesi ed anche dei giovani arrivati a Torino per studiare e che fuggono appena ottenuta la laurea. Ed allora si pensa ad abbellire le periferie, a gestire la movida, a riutilizzare edifici abbandonati. Ma nessuno spende una parola sulla delinquenza libera di agire nelle stesse periferie. E, soprattutto, tutti muti sul fattore determinante per la fuga dei cervelli: Torino è la città del Nord Italia con il più basso livello di retribuzione. Come certificato recentemente dalla relazione di Banca d’Italia.
Però è un argomento tabù, a Torino. Vietato ricordarlo. Vietato invitare i datori di lavoro ad aumentare gli stipendi per trattenere i giovani. È più facile, indubbiamente, dipingere con i soldi pubblici un condominio in periferia. Sperando che venga abitato da giovani creativi e non occupato abusivamente dai soliti noti liberi di delinquere.