Io sono la persona meno adatta a dare suggerimenti politici: intanto, come credo sia evidente, di politica capisco pochissimo.
E, poi, l’ultimo fattore per il quale giudico le persone e mi scelgo le amicizie è la politica: per esempio, ho moltissimi amici che votano convintamente PD e perfino il sindaco della mia città, piddino assoluto, è mio fraterno amico, fin dalla prima adolescenza.
Per me, politica significa spendersi per la “politeia”: cercare di fare il bene della propria comunità, in pensieri, parole e opere. Le chiacchiere ideologiche mi paiono, appunto, solo chiacchiere: e, se dietro non c’è una brava persona, quale che ne sia la fonte, valgono quanto il due di coppe con la briscola a spade.
Per questo, oggi, mi sento di fare una proposta alle tantissime ottime persone che stanno a sinistra: autodenunciatevi. Fate “coming out” sullo schifo che avete in casa e lasciate perdere, per un momento, lo schifo che alligna in casa d’altri o la difesa d’ufficio dei vostri politicanti. Solo così la sinistra potrà risorgere dalle proprie ceneri.
E’ inutile borbottare o maledire, a microfoni spenti, e, quando vengono accesi, far finta di nulla e mostrare una tragica espressione sorridente, da Mme La Marquise: ormai l’avete capito perfettamente che un sacco di attività legate alla sinistra sono qualcosa di simile ad un’associazione per delinquere o, perlomeno, ad una cosca di affaristi senza scrupoli. Che si tratti di business dell’accoglienza o di monopolio dell’edilizia cooperativa, degli affidi lgbt a pagamento o del controllo della magistratura, il quadro che ne esce è desolante: voi che ci credete, voi che state dalla parte dei deboli per davvero, come fate a sopportare che si sputi quotidianamente sui vostri valori?
Dovreste essere voi, per primi, a sputtanare questa vergogna che, in nome del progresso e della libertà, macina operazioni ributtanti: dovreste, perché la sinistra, il progressismo, il libertarismo, hanno sempre combattuto proprio contro questa visione mercimoniale della politica. Penso a mio nonno Siro, amico di Turati, socialista umanitario: i suoi ideali più nobili, oggi, sono calpestati da un’accolita di mezzi personaggi, di intrallazzatori, di ladri e di ruffiani. Possibile che non vi venga l’impeto di insorgere? Di dire: basta! La sinistra è un’altra cosa!
Come potete chiudere gli occhi e tapparvi le orecchie, davanti a certe schifezze? Davvero credete di salvare i vostri ideali e la vostra immagine di società, difendendo oltre ogni logica gente di cui, se non fosse della vostra stessa parrocchia, chiedereste la testa in piazza? Datemi retta, ve lo scrivo in sincera amicizia: liberatevi di queste catene. Fate pubblica ammenda: nulla è più nobile dell’ammettere onestamente di essersi sbagliati.
Sbagliata la vostra idea di scuola, che ha condotto al disastro educativo. Sbagliata la vostra idea di accoglienza, che ha prodotto il sistema delle cooperative. Sbagliata la vostra battaglia per la libertà sessuale, che ha creato mostri. Sbagliato, sbagliato, sbagliato: vi siete sbagliati. Credevate fosse amore: invece era un calesse.
Per voi, per la vostra coscienza, ammettetelo e ricominciate da capo: tornate a pensare ai piccoli, ai miseri, ai veri diseredati. Non guardate la povertà con un telescopio, dai salotti bene del centro: tornate umani. Per restare umani, bisogna prima esserlo. Questa sarebbe una vera rifondazione. Stavolta, senza scheletri nell’armadio. E saremo ancora amici.