Milano, abbiamo un problema.
Anzi, il problema rischia di averlo Piazza Affari. Eppure, quando la Borsa italiana era finita sotto il controllo inglese, i soliti economisti italiani malati di esterofilia (quasi tutti) avevano festeggiato l’accordo che avrebbe condotto la Borsa e la finanza italiana verso risultati strabilianti. Che, ovviamente, non si sono visti.
Ed ora? Se lo chiede Giulio Centemero, della Commissione Finanze della Camera.
“Nel proprio discorso inaugurale – spiega il parlamentare – Boris Johnson si è detto disposto a implementare la Brexit anche senza accordo. Cosa succederebbe in Italia? Il DL Brexit ha previsto precauzioni a difesa dei nostri cittadini e imprese. Tuttavia, alcune partite rimangono aperte. Si pensi ad esempio al fatto che la nostra borsa, Borsa Italiana, fa parte del gruppo London Stock Exchange: in caso di Hard Brexit cosa potrebbe succedere? Il Gruppo continuerebbe ad essere azionista di Borsa Italiana? Una hard Brexit potrebbe diminuire l’interesse verso l’Italia nel momento in cui diventa extracomunitario o viceversa aumentarlo? Quale era il piano di investimenti per l’Italia e qual è ora?”.
Tra l’altro, prosegue Centemero, “le banche italiane sono uscite del tutto dall’azionariato del London Stock Exchange nel 2012 e ad oggi l’azionariato italiano si limita allo ‘zero virgola’. Questo nuovo scenario apre una riflessione, ovvero se abbia avuto senso il disimpegno totale delle banche. Se la Borsa avesse azionisti prevalentemente italiani non ci si porrebbe il problema”.