Ennui. Noia. Se è questo l’effetto che il dibattito tra Macron e Marine Le Pen ha prodotto sui telespettatori francesi, e non c’è da dubitarne, significa che la Francia – comunque vada il ballottaggio – ha abdicato al ruolo che le compete in questa fase, cioè quello di trascinare l’Europa in attesa che a Berlino qualcuno sia in grado di seguire decentemente le orme di Angela Merkel.
Un dibattito inutile, o forse utile solo ad evidenziare i limiti dei due contendenti. Limiti peraltro ottimamente evidenziati da Gennaro Malgieri su Formiche. Un presidente uscente, ed inevitabilmente rientrante, che se ne frega della Francia profonda, dei sudditi. Che punta sulla tecnocrazia, sulla finanza, sul ruolo internazionale dell’Esagono. Dimenticando che Parigi sta perdendo terreno in Africa e non riesce ad assumere un ruolo di nuova locomotiva d’Europa. È vero che Macron ha tentato di presentarsi come interlocutore privilegiato di Putin, ma si è ritrovato in fila con gli altri maggiordomi di Biden.
Quanto a Madame Le Pen, ha puntato sull’attenzione alla vita quotidiana. Il che è davvero troppo poco per il Paese della grandeur. Il suo processo di dédiabolisation ha prodotto indubbiamente degli effetti, a partire da un annacquamento dei programmi e dalla perdita di ogni emozione. La normalizzazione non scalda i cuori e la mancanza di un’immagine di competenza non scalda i cervelli.
Qualcuno, sull’altro versante delle Alpi, dovrebbe provare a ragionare sulle conseguenze di quello che, in italiano, suona come “avvicinamento al centro”. Programmi moderati abbondano, in Italia. Una sorta di copia e incolla generale e trasversale. Ed a fare la differenza è l’immagine di competenza, professionalità, esperienza. Non la competenza, ma solo la sua immagine.
E la buona destra, all’inseguimento di un buffetto consolatorio della sinistra, non sa cosa sia l’immagine. Da un lato perché si ostina a presentare personaggi inadeguati (per usare un eufemismo), assolutamente impreparati, arroganti, privi di qualsiasi competenza; e dall’altro perché rifugge ogni idea di comunicazione. Con il risultato di essere perdente sia nel confronto con rivali più capaci sia quando si trova di fronte un avversario magari disastroso ma trasformato in genio dai media di regime. Quegli stessi media blanditi e vezzeggiati – se non venerati – proprio dai destri italiani.
Un copione che si ripete ogni volta, a livello nazionale e nelle realtà locali. Non basterà la nuova, ed ultima, sconfitta di Madame Le Pen. Come non sono bastate le disastrose sconfitte a Roma, Milano, Napoli, Torino. Perché la colpa è sempre del destino cinico e baro..