Dopo le colline di Langa, Roero e Monferrato, in Piemonte, è ora la volta del Veneto con le colline di Conegliano e Valdobbiadene: Patrimonio dell’Umanità.
Un riconoscimento per la capacità di alcuni territori di conservare il paesaggio nonostante orrendi capannoni e villette di squallore assoluto.
Ma ora è il momento di festeggiare, pensando che geometri ed architetti riescono a fare di peggio in altri contesti. Dunque un premio al governatore del Veneto, Luca Zaia. Ed immediatamente è arrivata l’offerta del neo presidente del Piemonte, Alberto Cirio che, rimbalzato nel tentativo di coinvolgere Torino nei giochi olimpici invernali, ora ipotizza sinergie sul fronte dei paesaggi vitivinicoli. Da un lato il Prosecco, dall’altro Barolo, Barbaresco e gli altri grandi vini piemontesi.
D’altronde la qualità dei vini è cresciuta in tutta Italia ed in tutto il mondo. Diventa dunque fondamentale una promozione legata al territorio. Ed il territorio, per essere vincente, non può offrire scatoloni spacciati per fabbriche, per supermercati, per cantine. Il riconoscimento come Patrimonio dell’Umanità è la dimostrazione che l’economia può funzionare, in Italia, se legata al bello e non alla banalità dello sfruttamento di uomini e territorio.
Cibo e territorio, vino e territorio, cultura e territorio. Senza bisogno di Grete e gretini, ma tutelando l’ambiente contro gli speculatori ottusi che vorrebbero cementificare tutto in nome di posti di lavoro per nuovi schiavi.