“Uniti sì, ma contro la Dc!”. Finiti i bei tempi, lo sfortunato presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, è costretto ad invocare un patto tra forze politiche e corpi intermedi per far uscire il Piemonte dal cul de sac in cui è precipitato a causa delle forze politiche e dei corpi sociali. Perché se il territorio diventa sempre meno competitivo rispetto alle altre regioni del nord, non è colpa del Covid che ha colpito anche gli altri.

Comunque qualche sostegno è arrivato da Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte, che ha garantito l’appoggio della sua categoria per una ripresa che veda l’agricoltura protagonista. Occorre però definire un nuovo Programma di Sviluppo Rurale che consenta alle imprese di poter sfruttare completamente e in tempi rapidi tutte le risorse a disposizione. Anche perché nel periodo di programmazione che si è appena chiuso, la capacità di spesa del Piemonte è stata insoddisfacente, pur tenendo presente che le risorse residue potranno essere utilizzate nei prossimi due anni. Un sistema di gestione burocratica da rivedere e da migliorare.

Ercole Zuccaro, direttore di Confagricoltura Piemonte, apprezza comunque le buone intenzioni di Cirio per ridurre gli intoppi burocratici che non hanno comunque impedito alle oltre 42mila aziende, con 65mila addetti, di far fronte alle richieste del territorio, dell’Italia ed anche dei mercati internazionali