Il titolo a tutta prima pagina di Repubblica di oggi, “L’Italia non vuole la crisi”, è emblematico dell’inguaribile conformismo che connota la società italiana. Attenzione: non è una valutazione di merito, ma di metodo. Assumiamo pure sia vero, come si sente dire da molti opinionisti, che Sergio Mattarella e Mario Draghi siano i migliori presidenti della Repubblica e del Consiglio possibili, o almeno disponibili al momento: il problema è parlare e comportarsi come se fossero gli unici.
Il ragionamento, in genere, è il seguente: siamo in una fase di emergenza in particolare perché, tra guerra e pandemia, l’economia deve seguire una fase di decisa ripresa, per la quale sono indispensabili i fondi del PNRR. Dunque non possiamo permetterci un cambio di esecutivo né tantomeno di andare alle urne, poiché i relativi provvedimenti devono essere assunti di emergenza e con la fiducia, che un governo dimissionario non può richiedere.
Si consentirà che è un ragionamento curioso. In sostanza: il governo non gode dell’appoggio del Parlamento eletto dagli italiani e deve imporre in modo autoritario la propria volontà… Ma lasciamo stare, non è questa la questione principale.
Che non è neppure quella dell’appoggio incondizionato che le due Democrazie cristiane – quella di sinistra, cioè il PD, e quella di destra, cioè Forza Italia – stanno offrendo al Premier in carica. Ci sta, infatti, che in una logica centrista e soprattutto con il terrore fottuto di presentarsi alle urne questi due partiti cerchino di protrarre la legislatura fino al termine ultimo. Logico, da parte loro.
Il problema vero è un altro, cioè quello degli studenti che scendono in piazza a favore del governo. Speriamo si tratti di un’invenzione giornalistica, noi personalmente non ne abbiamo visti, ma se fosse vero si consentirà che è il sovvertimento di un principio generazionale che credevamo ineludibile, quello per il quale i giovani protestano, sono contro e scendono in strada per fare le rivoluzioni o almeno per provare a farle. Non per sostenere un signore dell’età dei loro nonni.
Analogo sconcerto suscita l’appello rivolto da un gruppo di neuroscienziati perché Draghi rimanga al proprio posto. Se abbiamo capito bene, ma non ne siamo sicuri poiché eravamo troppo sconvolti nel leggerlo, questi studiosi sostengono di dover esprimere il loro parere non in quanto cittadini, cosa naturalmente legittima ma che dovrebbero fare senza riferimento alla qualifica scientifica, bensì proprio in qualità di esperti della ragione umana. No comment.
D’altronde, di cosa parliamo? Di scienza? Un grande quotidiano ha dato ampio spazio a una ricerca spagnola secondo la quale l’aria condizionata fa ingrassare, poiché il clima più fresco aumenta la fame. Se ne deduce che se contraddicessimo le norme che altri scienziati non si stancano di ripetere ad ogni estate con la complicità dei giornalisti – quelle per le quali in estate bisogna restare al fresco, idratarsi molto e mangiare verdura e frutta cruda – e ce ne andassimo invece a spasso per le piazze assolate delle nostre città nelle ore più assolate, otterremo il sicuro effetto di dimagrire. Una dieta senz’altro economica, anche se un po’ rischiosa. Insomma: non si riesce a capire se si tratti di una ricerca sull’aria condizionata o, molto più probabilmente, sull’aria fritta.
Non ha torto chi sostiene che il fascismo sia una categoria consustanziale degli italiani, se intendiamo il termine non come adesione ad un regime politico particolare ma come auspicio che un deus ex machina, un extraterrestre, un leader comunque insediato ci sollevi di tutti i nostri problemi, in primis quelli di dover ragionare, decidere, esprimere la nostra opinione. Eravamo forse già prima così, lo siamo molto di più dopo aver sperimentato la comodità di questa delega in tempo di pandemia: state a casa, uscite ma poco, affacciatevi al balcone, cantate, fate il pane, collegatevi in call, mettete la mascherina, restate distanti, vaccinatevi. Ma quanto è comodo dover soltanto eseguire quello che un capo ci comanda per il nostro bene? Un po’ come tornare bambini.