Chi vuol vedere a tutti i costi il bicchiere mezzo pieno, anche quando a mancare non è il liquido ma proprio il bicchiere, si entusiasmerà per un ritorno della voglia di partecipazione. I pessimisti continueranno a credere nell’inutilità di ogni sforzo per modificare una situazione destinata a peggiorare inevitabilmente. Gli altri, i pochi consapevoli, apprezzeranno le iniziative che si stanno sviluppando un po’ ovunque in Italia. Non per una rinnovata passione partecipativa ma, semplicemente, per ovviare al disastro statale in ogni ambito.
Mettersi insieme per difendersi, per tutelarsi, per avere qualche chances di sviluppo o, almeno, di sopravvivenza. Cooperative nei servizi, banche di credito cooperativo, cooperative nella produzione agricola ed artigianale. Iniziative in ambito sanitario con gruppi professionali che cercano convenzioni con centri sempre più grandi in grado di offrire il maggior numero di servizi.
Stanno nascendo, in ogni ambito, strutture alternative a quelle pubbliche. È facilmente comprensibile nella sanità, quando occorrono mesi, se non anni, per ottenere un’analisi, una visita, un intervento anche solo ambulatoriale. Anche quando si tratta di urgenze. Chi può, paga, ed ottiene privatamente ed immediatamente ciò che il pubblico rinvia senza alcuna decenza.
Ma, ormai, l’inefficienza statale, regionale, comunale è tale da spingere a creare alternative ogni volta che è possibile. E ci si prende gusto. Così dall’alternativa al pubblico si passa all’alternativa al privato “istituzionalizzato”. E l’unico modo per confrontarsi con i grandi gruppi, con multinazionali che si comportano come padrone di interi Paesi, è quello di cooperare, di mettersi in rete.
Mica facile, in Italia. Dove le gelosie e le invidie fanno parte del Dna nazionale. Dove c’è sempre la certezza, più che il timore, che il possibile socio sia già pronto a fregarti, a derubarti. Eppure più di qualcosa si sta muovendo. Non sempre i risultati sono quelli sperati. I gruppi solidali di acquisto, nati tra grandi illusioni, si sono spesso ridotti a poca cosa, quando non sono completamente spariti. Sconfitti da troppi furbetti che, in nome della solidarietà, rifilavano prodotti scadenti a prezzi elevati.
Ma altre iniziative funzionano, soprattutto quelle che hanno puntato sulla qualità delle persone coinvolte. Fare rete tra professionisti dei diversi settori, tra chi ha già dimostrato di valere. E dopo, ma solo dopo, coinvolgere giovani da far crescere e da formare affinché la qualità resti elevata.
Nuovi corpi intermedi, nuove realtà economiche e sociali da cui ripartire in ogni ambito. Una sorta di contropotere destinato, presto, a scontrarsi con gli interessi che controllano la politica. Quella famigerata “stanza dei bottoni” che Nenni si illudeva di trovare andando al governo: “Ed invece – spiegò – i bottoni non c’erano”. Erano altrove. Ed ora c’è la possibilità di creare dei bottoni diversi.
2 commenti
lo Stato no funziona, perché i politici sono incompetenti e troppi rubano
QUANDO IN UNO STATO SI SPENDONO MILIARDI PER MASCHERINE UNUTILI E DI PESSIMA QUALITA’, QUANDO SI SPENDONO CENTINAIA DI MILIONI PER I BANCHI A ROTELLE PERICOLOSI E SENZA NESSUNA UTILITA’ vuole dire che la corruzione è arrivata al massimo livello.