Di fronte al miserabile spettacolo offerto dalla coppia di fatto Berlinguer/Corona, un montanaro vero come Mariano Allocco, collaboratore di Electomagazine, è intervenuto su Repubblica per chiedere cosa spinge un giornalismo sempre più imbarazzante ad inventarsi un personaggio falso come Corona come simbolo della gente di montagna. Forse è una speranza, quella di Allocco. Che si illude e spera che ci sia qualche motivazione, qualche interesse e non soltanto una sciatteria insopportabile.
Ormai il giornalismo si è trasformato in un assemblaggio di luoghi comuni, di frasi fatte. Tutto ciò che viene insegnato nelle scuole di giornalismo viene dimenticato nel momento stesso in cui si comincia a scrivere davvero o a spacciare disinformazione in tv o in radio. Al di là del politicamente corretto, del pensiero unico obbligatorio venduto come deontologia professionale, ciò che prevale è la pigrizia. Chi muore è immancabilmente “solare” o “un punto di riferimento”. La polizia “brancola nel buio”, le indagini “sono a un punto morto”, i dati “parlano chiaro”. L’omicidio è avvenuto “per futili motivi” o per il consueto “raptus”, ma si procede con “cauto ottimismo”, mettendo i problemi “nel mirino”. Le auto impazziscono, le vite si spezzano, il panorama è mozzafiato.
Mai uno sforzo per creare una frase diversa, per individuare un sinonimo. La fantasia al potere, ma non in redazione. Ed allora, in questo esercito di sottopagati, prevalgono i luoghi comuni anche a livello mentale. Ed i montanari sono sconosciuti per la maggior parte di chi ne scrive. Troppa fatica andare a scoprire chi sono, come vivono. E poi la montagna è ripida, si va in salita. Per pochi euro ad articolo? Non ne vale la pena. È più facile utilizzare Corona come falso simbolo di alcolisti, di persone ineducate e con difficili rapporti con l’igiene personale. Una macchietta, non un montanaro. Ma anche chi lo utilizza in un programma televisivo è una macchietta. L’informazione era un’altra cosa. La carta Bianca ora è di un altro colore. E non profuma.