L’inchiesta di Striscia la notizia ha messo in allarme, chi come me, ha speso 33 euro per l’acquisto della mascherina U-Mask.
Questa la descrizione ufficiale della U-Mask “l’unica mascherina biotech dotata di una molecola in grado di distruggere i batteri, con una filtrazione del 99.9% e un’efficienza di 200 ore effettive di utilizzo ”- ma che in realtà, secondo la trasmissione Mediaset, non sembrerebbe raggiungere la soglia minima di filtrazione del 95% prevista per legge, e quindi filtrerebbe meno di una comune mascherina chirurgica da 50 centesimi.
Si pone adesso il problema dell’autocertificazione delle mascherine messe in commercio da alcune aziende produttrici. In pratica per mettere in commercio una qualunque mascherina chirurgica come dispositivo medico di classe I, sono i produttori a dover dichiarare in maniera indipendente che tipo di protezione offrono: una decisione presa a metà marzo, quando l’Italia venne travolta dall’epidemia da Covid e il Paese aveva urgenza di reperire mascherine per fermare il virus.
Molti personaggi noti della tv e della politica hanno deciso di indossarla, creando così un’involontaria maggiore diffusione. La U-Mask è stata scelta da diverse federazioni sportive, in Formula 1 ce l’hanno Ferrari, Mercedes e McLaren, tantissime le aziende che l’hanno adottata, la indossano tanti influencer come Chiara Ferragni e Fedez.
L’azienda produttrice l’ha distribuita in 121 Paesi al mondo. Per differenziarla dalle mascherine chirurgiche ha evidenziato che le comuni mascherine usa e getta sono di fatto dei filtri a membrana e hanno lo svantaggio che i batteri possono accumularsi e proliferare tra un utilizzo e l’altro. La U-Mask contiene invece il Refill, uno strato interno auto-sanificante, una tecnologia innovativa naturale e assolutamente atossica per l’uomo, che come spiega l’azienda sul suo sito, offrirebbe risultati garantiti per almeno 150-200 ore di utilizzo efficace.

La Procura di Milano, dopo la denuncia di un’azienda concorrente, ha disposto il sequestro in diverse farmacie milanesi e nella sede della società di 15 mascherine U-Mask complete di filtro e di 5 filtri per effettuare le analisi sulla loro effettiva capacità di filtraggio e se conforme a quanto dichiarato dall’azienda.
La mascherina filtrando meno di quelle da 50 centesimi, pur costando 33 euro, getta nello sconforto chi l’ha acquistata recentemente.
Occorrerebbe un organo di controllo per verificare che le autocertificazioni corrispondano ai parametri indicati. L’organo di controllo dovrebbe verificare anche le certificazioni dei Dpi come le Ffp2 ed Ffp3. In Italia molti laboratori per i Dpi non avrebbero alcun problema a collaborare con lo Stato per controllare, testare e verificare la reale capacità filtrante di molte Ffp2 o Ffp3 attualmente in commercio.