A distanza di circa un anno dalla sua comparsa il Covid-19 sta mutando: a fare ancora più paura sono le sue varianti, diffuse in tutto il territorio nazionale. Nuove vittime e nuovi contagi incoraggiano ulteriori chiusure e restrizioni. I ceppi, alcuni noti da settembre del 2020, sono stati isolati dai virologi in Italia a dicembre dello stesso anno.

Il parere degli esperti è unanime: chiudere, chiudere, chiudere. Nonostante l’invocato lockdown e il susseguirsi di DPCM, le mutazioni continuano a diffondersi a macchia d’olio. In più, a destare maggiore preoccupazione è la loro natura, non del tutto nota: alcune potrebbero essere più pericolose e letali, altre più trasmissibili, altre ancora colpirebbero maggiormente i giovani.
Cerchiamo di orientarci in questo caos. Vediamo quali sono le varianti del Covid-19 in Italia che fanno apparire la situazione come un film di fantascienza e mettono in dubbio le aperture e le suddivisioni delle regioni per colori.

La variante inglese (B 1.1.7), il 37% più contagiosa
Identificata in 33 paesi in tutto il mondo, con 23 mutazioni, è la variante più diffusa del coronavirus. Secondo gli studi condotti in Italia, il ceppo avrebbe invaso spaventosamente l’88% del territorio nazionale. In Piemonte la percentuale di diffusione, sul numero totale dei tamponi processati, ha raggiunto nel giorni scorsi la cifra record del 48%. Al momento, seguendo la mappa dei contagi, le zone in cui si riscontra una maggiore fase di crescita di questa mutazione sono: Milano, Cremona, Isernia, Varese e Verbania-Cusio-Ossola.
Gli esperti sarebbero concordi sul fatto che il virus inglese sia più trasmissibile, ma non è ancora chiara la sua letalità. Per questo motivo, le misure di contenimento sono mutate sensibilmente nel corso degli ultimi giorni, tingendo di rosso alcune province. Intanto, una notizia poco rassicurante proviene dal Consiglio superiore di sanità, che avrebbe confermato alcune ricerche secondo le quali il virus colpirebbe maggiormente i bambini e i ragazzi. Locatelli, presidente del Css, avrebbe convalidato queste ipotesi affermando:
“La variante inglese è più contagiosa in bambini e giovani fino ai 19 anni, ma non è più grave”
“Il ceppo inglese è destinato a diventare il più esteso”
In rapporto al parere degli esperti, tra tutte le varianti di Covid presenti in Italia, quella britannica diventerà la predominante in Italia e negli altri paesi. A confermarlo sono i dati raccolti dall’Istituto Superiore di Santità: il 54% dei contagiati è affetto da variante inglese. All’indagine avrebbero partecipato 101 laboratori italiani e alcuni di essi hanno registrato percentuali decisamente superiori al valore indicato in precedenza.
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La variante sudafricana (501.V2): ecco perchè fa paura
Proprio ieri in Alto Adige sono stati registrati i primi due decessi causati dalla variante sudafricana. Per l’azienda sanitaria provinciale i casi riconducibili ad essa avrebbero superato quota 30 contagiati. In virtù di una maggiore trasmissibilità e carica virale più alta, è considerata tra le varianti più pericolose del Covid-19. Fortunatamente, si tratta di una mutazione ancora poco diffusa sul territorio nazionale: oltre ad alcuni cluster in Trentino, sono stati registrati altri due infetti, attualmente in quarantena, a Mazara del Vallo (TP).
La variante brasiliana (B. 1.1.28), la mutazione più aggressiva
Venne identificata per la prima volta il 10 gennaio scorso in 4 viaggiatori brasiliani diretti in Giappone. Ribattezzato con il nome di P.1, questo ceppo è diffuso in 8 stati del mondo, compreso il Belpaese. Alcune ipotesi sulla sua diffusione suppongono che essa abbia avuto libero accesso in Italia a causa della mancanza di controlli aeroportuali. Precisamente il 17 gennaio scorso, giorno esatto in cui è stato individuato il primo caso. I primi studi condotti sul ceppo confermano una maggiore trasmissibilità, persino superiore a quella inglese. La sua pericolosità sta nei sintomi più aggressivi e nella possibilità di escludere una risposta anticorpale.
Stando ai tracciamenti del sistema sanitario, questa variante avrebbe provocato focolai in Umbria, Toscana, Marche, Lazio e quale caso isolato in Campania.

Varianti Covid in Italia: il vaccino potrebbe non essere efficace
Mentre prosegue la campagna vaccinale, le due varianti, quella sudafricana e quella brasiliana, mettono in serio dubbio la validità dei nuovi sieri. Stando al parere degli esperti, i due ceppi porterebbero a una possibile inefficacia del vaccino attraverso una inibizione delle risposte anticorpali. Il presidente della Società italiana di virologia, Arnaldo Caruso, spiega: “Per la prima volta in Italia abbiamo isolato il virus portatore di queste mutazioni che preoccupano, perché potrebbero conferire resistenza ai vaccini anti-Covid oggi disponibili”.
Secondo uno studio condotto dall’Università del Witwatersrand, in Sudafrica, il vaccino AstraZeneca si è dimostrato efficace solo al 22% nei confronti delle forme moderate della malattia provocate dal ceppo sudafricano. Per questo motivo le principali aziende produttrici si stanno attrezzando per sopperire a tale esigenza, con formulazioni più utili.
Le varianti meno diffuse
Ecco le mutazioni del coronavirus meno conosciute, ma presenti sul territorio italiano. Per gli studi recenti si tratterebbe di 3 varianti con un parente in comune: il ceppo sudafricano.
Prima la mutazione scozzese (B. 1.525), la sconosciuta
Un focolaio in zona rossa, a Viggiù in Lombardia, sarebbe animato dalla cosiddetta variante scozzese, decisamente meno conosciuta delle precedenti. Una mutazione che avrebbe colpito ben 578 persone, come precisa il direttore generale del Welfare Trivelli. “Una variante delle varianti”, come viene definita da Bertolaso.
Poi il ceppo napoletano
Nel capoluogo partenopeo gli studiosi hanno individuato lo scorso 16 gennaio una nuova mutazione del Covid-19. A capo di questa scoperta ci sono L’Università Federico II e l’Istituto Pascale. Proveniente da un caso di importazione nigeriano, il nuovo ceppo prende il nome scientifico di B 1.525. Al momento non si conoscono i parametri di trasmissibilità e le sue caratteristiche. In base alle ricerche condotte dal team, si tratterebbe di una nuova variante con caratteristiche simili alla mutazione inglese.
L’ultima scoperta: la variante nigeriana
Nella giornata di ieri, i medici degli Spedali Civili di Brescia hanno isolato una nuova variante in una paziente africana. Dopo quella inglese, quella sudafricana e quella brasiliana, la quarta variante a fare paura viene dalla Nigeria. È stato di nuovo Caruso ad annunciare l’isolamento di questa ulteriore mutazione, fondamentale per tracciarne l’aggressività e la resistenza anticorpale.
A seguito di diversi studi, gli esperti sono giunti alla conclusione che l’ultima mutazione individuata sarebbe la stessa denominata “scozzese” , nonché la medesima isolata nei giorni scorsi dai virologi napoletani.