Il Covid-19 poteva rappresentare uno straordinario strumento di consapevolezza e un prodigioso catalizzatore di evoluzione, a condizione che massicci investimenti infrastrutturali fossero destinati, da subito:
• all’installazione di impianti di ventilazione meccanica controllata (VMC)
• all’estensione del trasporto su rotaia ad alta velocità sia sulle lunghe sia sulle brevi distanze
• allo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale (IA)
• alla creazione di una rete di fibra ottica in grado di raggiungere ogni località del territorio nazionale
• al recupero e alla crescita della filiera agricola.
Della VMC, applicata in primis ai trasporti pubblici e agli edifici pubblici e privati ad elevata densità abitativa, si è iniziato a parlare timidamente solo di recente, preferendo fino a oggi gli investimenti in banchi a rotelle e la tinteggiatura delle facciate (?!?). Fibra ottica e Intelligenza Artificiale consentirebbero lo sviluppo di telelavoro e telemedicina che, unitamente al rilancio dell’agricoltura, porrebbero le basi per una strategia di deurbanizzazione, vero antidoto alla pandemia attuale e a quelle future, oltre che autentico veicolo di tutela ambientale e di recupero delle relazioni sociali.
Dopo ormai due anni di pandemia la classe dominante continua a inseguire le sue perversioni distopiche, che le garantiscono grandi privilegi, mentre media e buona parte delle classi subalterne preferiscono assecondare la classe dominante per mantenere piccoli privilegi, si trattasse anche di una pallida illusione di normalità.
L’epidemia ha messo in luce le contraddizioni di un sistema che dispone di mezzi e tecnologie per monitorare sessanta milioni di italiani incensurati ma non riesce a controllare, ad esempio, qualche migliaio di malavitosi; lo stesso sistema importa migliaia di schiavi (negando che questi rappresentino un rischio epidemiologico nonostante le condizioni di emergenza nazionale) e poi non è in grado di impiegarli, tantomeno di integrarli, né riesce a far lavorare milioni di disoccupati che percepiscono un reddito di sussistenza. Solo un malefico miscuglio di ipocrisia e fanatismo e il terrore imposto alle masse consentono la prosecuzione di una simile follia immigrazionista.
Il Coronavirus ha inoltre evidenziato, tra le innumerevoli cose, una serie di circostanze fino a oggi sottovalutate:
• la delocalizzazione industriale priva i paesi di produzioni essenziali e di know-how
• la conservazione della filiera agricola è strategica
• i paradisi fiscali sottraggono miliardi di euro alla popolazione residente senza dare nulla in cambio, e mentre alcuni paesi li possono creare fuori dall’Europa (e anche all’interno dell’Europa) altri, per insondabili ragioni, non lo possono fare.
• esistono milioni di lavori sostanzialmente inutili e alcuni lavoratori essenziali (e sottopagati), come gli ospedalieri ma anche, ad esempio, i commessi dei supermercati
• la medicina è tutt’altro che una scienza esatta, come testimoniano il grottesco spettacolo di virologi interessati più alle apparizioni televisive che alla ricerca, o il tragico balletto sull’utilità delle mascherine
• i movimenti insensati di merci e persone che si sono moltiplicati a causa della globalizzazione sono veicolo di infezioni, parassiti e contaminazioni di ogni sorta
• il turismo di massa è una risorsa assai fragile (e distruttiva)
• ammassarsi nelle metropoli è insalubre e pericoloso, oltre che innaturale.
Il salto di paradigma antiglobalista, tuttavia, appare ancora assai lontano.
La primavera intanto tarda ad arrivare.