Svizzero? No, arabo! Non è il cioccolato, questa volta, a non essere svizzero. E non si tratta di una eccellenza piemontese come Novi. Arabo è ormai Credit Suisse, la banca sempre meno svizzera che ha visto il fondo sovrano del Qatar raddoppiare la propria partecipazione nel capitale della banca raggiungendo quasi il 7%. E diventando il secondo azionista, alle spalle dei sauditi di Saudi National Bank.
Il ruolo del Qatar non è certo una novità in Credit Suisse dove è presente, con una quota per nulla irrilevante, sin dal 2008. Così, mentre a Bruxelles proseguono le inchieste sulla eventuale corruzione di europarlamentari che avrebbero ammorbidito le posizioni sul Qatar in cambio di denaro (tanto denaro), a Doha si continua a programmare il futuro, con investimenti mirati e duraturi. Fregandosene, a colpi di petrodollari, della indignazione di facciata dell’Europarlamento. Perché la presenza del Qatar non è certo limitata alla sola Svizzera. Ma si estende ai Paesi Ue.
Chi, invece, non ha preso per nulla bene le critiche è il Marocco. Accusato di aver foraggiato altri parlamentari europei per mettere un freno alle critiche su presunte violazioni dei diritti umani. Ed ora è intervenuto anche il Parlamento arabo, corpo legislativo della Lega araba, per protestare contro l’ingerenza del Parlamento europeo negli affari interni del Marocco. Gli arabi, in pratica, intimano agli europarlamentari di occuparsi dei problemi europei e, se vogliono interferire nelle vicende arabe, lo facciano verificando le notizie e non ripetendo accuse infondate lanciate da chi ha interessi a creare tensioni.